Non c’è struttura sanitaria ospedaliera che non si sia dovuta confrontare – o si dovrà confrontare – con la necessità di garantire l’interoperabilità tra i suoi diversi sistemi applicativi dipartimentali, spesso realizzati nel corso degli anni con l’ausilio di diversi fornitori e l’utilizzo di soluzioni proprietarie.
Come ha evidenziato Pier Angelo Sottile, Presidente della Commissione UNINFO d’Informatica Medica, nel suo contributo al mio recente libro sulla sanità digitale, “L’aumento del numero degli episodi di cura distribuiti sul territorio fra ospedali e presidi diversi aggrava la già esistente frammentazione dei processi e dei dati clinici che spesso fanno capo a sistemi informativi isolati e incompatibili, scarsamente integrati tra loro, con il rischio di non raggiungere la sinergia necessaria fra le diverse attività assistenziali. Questa frammentazione porta conseguenze sia per la salute del paziente che per il Servizio Sanitario (in termini di costi aggiuntivi), a causa di indisponibilità o ritardi nell’ottenere informazioni e per la ripetizione di attività, esami ed accertamenti già effettuati”.
“La disponibilità di un sistema informativo aperto, completo ed evoluto rappresenta quindi un elemento pregiudiziale e condizionante sia per quanto riguarda l’efficacia ed efficienza della gestione interna, che sotto il profilo della competitività dell’azienda sanitaria sullo scenario esterno. In questo quadro, l’integrazione non è un’opzione: diventa fondamentale. Nessun fornitore al mondo dispone di una “soluzione totale” per la Sanità, che sia di eccellenza in tutti i settori e che possa seguire tempestivamente l’evoluzione dei requisiti organizzativi, legislativi e medici. Inoltre sistemi siffatti creano pericolose dipendenze tecnologiche e commerciali nei confronti di pochi fornitori, che vengono ad assumere un ruolo monopolistico nei confronti del Cliente. Viceversa, la varietà e le dimensioni delle tematiche fanno sì che il mercato offra molteplici applicazioni, ognuna con proprie caratteristiche peculiari ed ottimali per specifiche esigenze e contesti. Ogni Azienda, quindi, deve poter scegliere le soluzioni migliori e più adeguate alle proprie esigenze organizzative, scientifiche ed economiche, e integrarle fra loro in modo da costruire il proprio sistema informativo”.
Sempre Sottile commenta: “E la cartella clinica elettronica? Dovrebbe integrare le informazioni assistenziali messe a disposizione dalle cartelle cliniche dei singoli operatori sanitari, laddove tali informazioni sono state effettivamente condivise dagli operatori verso la struttura centrale”.
E in effetti, come segnalatomi da Elena Sini, CIO dell’ Istituto Clinico Humanitas, lo spunto per garantire integrazione e interoperabilità, che poi è diventato la scelta strategica dell’Istituto, è stato quello del rinnovo del sistema informativo e, soprattutto, della realizzazione della Cartella Clinica elettronica ospedaliera, prendendo a riferimento le linee guida internazionali, regionali e ministeriali, e garantendo l’integrazione tra i vari sottosistemi dipartimentali che devono accedere ai dati.
Un apposito gruppo aziendale interdisciplinare ha quindi lavorato in sinergia per definire al meglio le funzionalità del nuovo sistema informativo clinico, partendo dalle specifiche esigenze dei singoli reparti, ma anche ponendo grande attenzione all’empowerment del paziente, veicolando nuovi servizi digitali tramite un patient portal.
Garantendo l’integrazione grazie alla adozione di norme tecniche standard, come anche intese da Sottile:”Le norme tecniche rappresentano un elemento fondamentale e imprescindibile per consentire uno sviluppo omogeneo di sistemi avanzati, completi, aperti, interoperabili ma soprattutto integrati. Con la loro caratteristica di specifica pubblica e super-partes, l’adozione di norme appropriate è indispensabile per definire a priori strategie e caratteristiche condivise e per garantire conseguentemente sia i fornitori sia gli utilizzatori”.
La realizzazione della cartella clinica elettronica ha quindi permesso ad Humanitas di integrare i diversi sistemi applicativi, e la strumentazione biomedicale, avendo al centro dell’architettura del sistema informativo clinico il paziente e i suoi dati, abilitando un cambiamento culturale e organizzativo che impatta su tutto l’ospedale e proietta Humanitas in una dimensione in cui la qualità, trasparente e multidisciplinare, permette di offrire cure migliori ai propri pazienti. La disponibilità dei dati del paziente permette già oggi alla struttura sanitaria di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, grazie per esempio a un sistema di alert che monitorizza al meglio le condizioni del paziente. Permette anche di garantire il rispetto delle norme sulla protezione dei dati sanitari e della conservazione sostitutiva, norme sempre più stringenti in conseguenza dell’imminente rilascio del regolamento europeo.
La complessità del progetto, dal punto di vista tecnologico, vede realizzarsi una completa informatizzazione in ambito ospedaliero, grazie alla messa in opera di un moderno, potente e flessibile archivio digitale (repositoryregistry XDS – funzionalità VNA), con sistema applicativo, server, storage e sistema di business continuity realizzati con aziende leader di mercato.
Da tutti i punti di vista, Humanitas ha indubbiamente realizzato una best practice, favorita dalla presenza di personale sanitario favorevolmente predisposto all’utilizzo della sanità digitale. Un modello per altre realtà sanitarie.