Violare l’iPhone di qualcuno sotto processo per ottenere informazioni utili alle indagini? Questione di sistema operativo. Mentre negli Usa prosegue la guerra della privacy tra Apple e l’Fbi, in Italia il Tribunale di Milano ha ottenuto in modo piuttosto semplice chat, foto, video e dati dell’iPhone di Alexander Boettcher, imputato per l’agguato con l’acido ai danni degli uomini che avevano avuto rapporti intimi con la sua amante.
Senza toccare i nervi di Cupertino, il consulente del Tribunale milanese si è rivolto a una società israeliana ma con sede a Monaco, che ha sviluppato un software in grado di sfondare il muro di protezione dello smartphone di casa Apple. In poco tempo nel capoluogo lombardo sono arrivati senza alcun problema i dati del cellulare.
Perché, chiederete voi, non hanno fatto lo stesso negli Usa? La risposta è semplice: il software dell’azienda israeliana è in grado di violare gli iPhone fino al sistema operativo iOs 8, proprio come quello di Boettcher. Quello degli attentatori di San Bernardino è invece aggiornato all’ultima versione, che il software della società situata in Germania non è ancora riuscito a violare. Secondo gli esperti è però solo questione di tempo.