La guerra informatica contro l’Isis da parte degli Stati Uniti si appresta a entrare nel vivo. Per stessa ammissione di Ashton Carter, segretario della difesa Usa, l’intelligence statunitense sta “accelerando” sulle operazioni informatiche in funzioni anti-Is, che finora sono state condotte principalmente per sovraccaricare i server utilizzati dai jihadisti, in modo da bloccarne l’operatività informatica.
Obiettivo: limitare la propaganda dell’Is – Carter ha spiegato che gli attacchi in atto e quelli futuri sono diretti a “fare quanto necessario per interrompere il controllo delle forze, della popolazione e dell’economia” nelle zone in cui opera l’Isis. Ora le operazioni, che sono gestite dal più giovane reparto che dà sostegno all’Nsa, ossia lo Us Cyber Command, dovrebbero dunque aumentare di intensità. Saranno focalizzati sulla limitazione della propaganda web del Califfato, ma anche sull’interruzione dello spionaggio a danno dei dissidenti.
La scelta di pianificare una vera e propria guerra informatica allo Stato Islamico rappresenta secondo gli analisti una svolta importante: “La cyber war ora è di dominio pubblico”, ha commentato al Guardian Peter Singer della New America Foundation.
Il supporto hi-tech della Silicon Valley (e non solo) – In questa cyber-war gli Stati Uniti hanno da tempo trovato alleati importanti nella Silicon Valley, patria di grandi colossi hi-tech come Google, Facebook, Apple e Intel. Con loro e con l’industria cinematografica di Hollywood il governo Usa sta studiando le contromosse alle campagne di reclutamento online dell’Isis.
Un ammissione, quella di Carter, che arriva in un momento in cui negli Usa il tema della cybersecurity è al centro del dibattito politico per il caso Apple-Fbi. Proprio tra qualche ora al Congresso compariranno i rappresentati dell’esecutivo statunitense e del colosso di Cupertino, che oggi ha ottenuto da un giudice di New York una sentenza opposta a quella relativa all’iPhone dell’attentatore di San Bernardino.