“Il 24 febbraio Obama ha firmato una legge per la privacy che rafforza le tutele per noi europei. E riguardo al trasferimento dei dati a scopi commerciali, entro giugno dovrebbe entrare in vigore il Privacy Shield Usa-Ue. Quando abbiamo negoziato lo ‘scudo’, sapevamo che Usa e Ue intendono la privacy in modo diverso, ma proprio per questo ho preteso chiarimenti sui casi in cui la National Security Agency avrebbe analizzato i dati. Ho ottenuto garanzie scritte che l’accesso ai dati sarà limitato per legge e che i nostri diritti verranno tutelati. Monitoreremo tutto, ci sarà la possibilità per i cittadini di presentare reclami e una revisione annuale dello Scudo. Se la privacy non verrà tutelata, bloccheremo il sistema: c’è anche una clausola di esclusione”. Lo afferma in un’intervista a la Repubblica Vera Jourova (nella foto), commissario Ue alla Giustizia, che ha il mandato dal presidente Jean-Claude Juncker di trattare con gli Usa per raggiungere l’accorso sul trasferimento dei dati dei cittadini europei negli Stati Uniti, il cosiddetto “Privacy shield” nato dopo che la Corte di giustizia Ue aveva invalidato l’accordo precedente, che risaliva al 2000, il “Safe harbor”.
Jourova non entra nel merito della battaglia in atto tra Apple ed Fbi sullo sblocco di uno smartphone appartenuto a una degli attentatori della strage di San Bernardino: “C’è un procedimento giudiziario in corso – afferma – quindi non prendo le parti di nessuno. Ma sul tema della encryption, dei dati ‘blindati’, l’Unione europea sta lavorando perché la protezione sia la condizione di base. Nella General data protection regulation, la riforma della privacy Ue che spero entri in vigore presto, partiamo dal presupposto che tutti i dati personali debbano essere criptati e in forma anonima, salvo quando è strettamente necessario”.
Secondo la visione del commissario alla Giustizia per proteggere la privacy c’è bisogno di regole flessibili, smart, “che prevedano i rischi senza frenare l’innovazione. Ma non potrò mai proteggervi al 100%: serve autodisciplina. Ecco perché stiamo lavorando molto sul consenso informato al trattamento dei dati”. Una cosa è certa, secondo il commissario alla Giustizia: la sorveglianza non deve essere indiscriminata. “Ma negli Usa cosi come in Europa – conclude – ci sono casi in cui la raccolta di dati è prevista dalla legge per prevenire attentati. Sono felice che sia così quando è necessario a proteggerci: a guidarci devono essere i criteri di necessità e di proporzionalità”.