La relazione è diretta: la crescita della banda larga si traduce
in crescita del prodotto interno lordo. Lo prova, dopo gli studi
firmati da alcune fra le più quotate società di consulenza
mondiali, anche il nuovo report della World Bank. Nei Paesi con
reddito medio-basso, secondo la Banca mondiale, ogni aumento di 10
punti percentuali nella penetrazione del broadband accelera la
crescita economica di 1,38 punti – più che nei Paesi dove il
reddito è alto. Ma soprattutto lo stimolo esercitato dalla banda
larga è molto più potente di quello offerto da altri servizi di
telecomunicazione.
Lo studio propone una nuova definizione del broadband: non si
tratta solo di un certo tipo di connettività di rete a una
velocità minima garantita. Per i ricercatori della World Bank è
invece più utile parlare di un ecosistema che include reti,
servizi, applicazioni e utenti. Ciascuno di questi elementi si
trasforma sotto la spinta delle evoluzioni tecnologiche e di
mercato. Per promuovere la diffusione della banda larga, è
necessario considerare tutte le componenti che ne fanno parte e
stimolare sia l’offerta che la domanda.
La Banca mondiale corrobora i propri dati con quelli di altri studi
recenti: McKinsey stima che un aumento del 10% nella penetrazione
della banda larga tra le famiglie produce un aumento del pil di una
nazione compreso tra lo 0,1 e l’1,4%, mentre Booz & Company ha
rilevato che un aumento del 10% della penetrazione della banda
larga in un dato anno è correlato a una crescita dell’1,5% della
produttività lavorativa nei successivi cinque anni. Booz
suggerisce anche che i Paesi con la più alta diffusione della
banda larga hanno registrato nel 2009 una crescita del pil del 2%
maggiore rispetto ai Paesi con la diffusione più bassa.
Ma sviluppare i diversi elementi dell’ecosistema del broadband
produce vantaggi economici che vanno oltre l'aumento del pil,
notano i ricercatori della World Bank. Per esempio, la crescita di
servizi e applicazioni connessi con Internet ha creato posti di
lavoro, nuove aziende o attività economiche. A novembre 2009, nota
il report della Banca mondiale, Google aveva una capitalizzazione
di mercato di 168 miliardi di dollari e impiegava 19.000 persone in
20 Paesi. Il motore di ricerca leader in Cina, Baidu.com, ha una
capitalizzazione di mercato di oltre 14 miliardi di dollari e
impiega più di 6.000 persone.
Grande anche il potenziale delle applicazioni: basti pensare
all’attività degli sviluppatori nel creare programmi per
cellulari. Le vendite annuali delle applicazioni per Apple iPhone
superano i 2,4 miliardi di dollari e stimolano a loro volta la
vendita dell’ hardware. Insomma, conclude la Banca mondiale, la
banda larga crea notevoli opportunità economiche per tutti:
utenti, service provider, sviluppatori di applicazioni e operatori
di rete. McKinsey stima che se la penetrazione della banda larga
nei mercati emergenti arrivasse ai livelli che si registrano oggi
nei Paesi dell’Europa occidentale si potrebbero aggiungere
300-420 miliardi di dollari di pil e generare 10-14 milioni di
posti di lavoro.
Il broadband apporta anche vantaggi sul piano sociale, collegando
consumatori, aziende e governi e facilitando l’interazione
sociale. Fa circolare informazioni tra le persone e le aziende, dà
supporto a una gestione trasparente ed equa di Stato e imprese
pubbliche e private. Ancora, le reti su banda larga possono
trasportare servizi di pubblica utilità, da quelli sanitari al
voto elettronico.
Nella sua analisi la Banca mondiale individua i modelli di sviluppo
della banda larga adottati in alcune nazioni (Finlandia, Francia,
Giappone, Svezia, Uk e Usa), ma con un caso di successo che si
staglia su tutti: la Corea del Sud.
Quanto ai dati sulla penetrazione mondiale del broadband, a fine
2009 gli abbonati (sia fissi che mobili) erano 1 miliardo. Ma il
tasso di adozione della banda larga a livello globale vede un forte
squilibrio tra Paesi sviluppati e Paesi emergenti, cosicché la
media complessiva supera di poco il 15%. Nell’Europa dei 27, ci
sono 60,5 abbonati alla banda larga ogni cento abitanti; in America
del Nord ce ne sono 62,5. In Asia orientale e Asia-Pacifico la
penetrazione è del 17,8%; in Europa dell’Est-Asia centrale è
del 12,4%; in America Latina del 9,2%; in Medio Oriente e Africa
del 7,6% (ma in Africa sub-sahariana dell’1,9%) e in Asia del Sud
dello 0,6%.