IL CASO

Privacy, BlackBerry controcorrente: fornisce i dati ai magistrati italiani

Su richiesta dei pm di Torino, che indagano un traffico internazionale di cocaina, la società canadese decritta e consegna le conversazioni di una chat

Pubblicato il 02 Mar 2016

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Apple e WhatsApp no, Blackberry sì. La società canadese di telefonia fornisce infatti ai magistrati che ne facciano richiesta i testi della chat “interna”. Lo rivela repubblica.it. La chat, criptata, che può essere utilizzata solo da chi possiede cellulari di quella marca e che necessita di Pin e password per accedere.

Blackberry, su richiesta dei pm Enrico Arnaldi di Balme e Enrica Gabetta che stavano conducendo un’ indagine su un importante traffico internazionale di cocaina, ha fornito alla Procura di Torino i contenuti di quella conversazione in chat, decrittati e tradotti in italiano. E analoghe “traduzioni” aveva già fornito alla stessa procura per altre conversazioni riservate negli anni scorsi, almeno dal 2013.

Ma gli avvocati difensori Mauro Ronco, Luca Maio, Michela Malerba e Ambra Giovene, contestano alla Procura proprio la possibilità di usare quei messaggi in chat scambiati via Blackberry come elementi di prova. “Non si possono utilizzare in un processo se non vengono intercettati dall’autorità giudiziaria utilizzando un operatore di rete”, è la tesi sostenuta.

Il problema nasce dal fatto che la Procura di Torino, secondo gli avvocati, nella sostanza ha acquisito i messaggi direttamente dalla Blackberry, i cui server per gli smartphone sono in Canada e in Inghilterra, tramite l’indispensabile “decrittazione” dei dati svolta da una società collegata. Non sarebbe stata, dunque, una vera e propria intercettazione così come previsto dal codice.

Un caso opposto di quello che ha portato all’arresto del “numero due” di Facebook in America Latina, Diego Dzodan, “reo” di non avere aiutato le autorità brasiliane nelle indagini condotte su messaggi WhatsApp. E al no di Apple alle autorità Usa.

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