I Software Defined Network (SDN) stanno avendo un effetto dirompente sul mercato dell’hardware fisico. È una dura legge ma è la legge del mercato. Anzi, delle commodity: nel momento in cui il valore si sposta al livello superiore, quello sottostante entra in crisi, i prezzi crollano e vince chi riesce a gestire volumi e margini risicati.
Chi si salverà allora tra i produttori di apparati di rete, anche specializzati, in un mondo in cui configurazione e utilizzo vengono completamente automatizzati e il valore passa nel software? La risposta sta proprio qui: si salveranno quelli che si sposteranno al livello del software.
Mentre i service provider del cloud fanno provisioning automatico di macchine virtuali, i fornitori di hardware possono trovare una via di fuga solo facendo altrettanto con interfacce software capaci di gestire servizi complessi in modo semplice da singole console di controllo messe in rete.
Il punto di sella? La scelta del cliente: se intende avere qualità di servizio certificata oppure best effort. È un bivio che accompagna i servizi erogati attraverso le reti e internet, con il cloud, dalla sua nascita. Sempre più applicazioni critiche vengono portate dentro il cloud, sempre meno ci si accontenta di soluzioni best effort.
Ma per poter raggiungere qualità costante nei servizi, occorre un controllo completo, soprattutto software, delle reti. Qualcosa che arriva mettendo al loro posto molti pezzi diversi: sicurezza, affidabilità, applicazioni cloud e connettività. Il pezzetto in cui giocano un ruolo chiave i SDN.