Dare all’intero settore regole comuni e condivise, per superare la logica emergenziale e ristabilire un equilibrio a tutela delle condizioni di lavoro per gli operatori e della qualità del servizio per gli utenti. E’ questa in sintesi la richiesta avanzata da Assocontact e Asstel al tavolo sui call center aperto ieri al Mise. Intanto dai sindacati emerge preoccuapazione, con Michele Azzola (Slc Cgil) che parla di “incontro non risolutivo”. “Il governo – afferma Azzola – ha individuato una corretta agenda dei temi da affrontare ma non è stato determinato a definire tempi e modalità che ne garantiscano una corretta applicazione. In questo modo 4.000 licenziamenti aperti nel mese di marzo non potranno trovare alcuna soluzione se non concludersi con la perdita del posto di lavoro per tutte queste migliaia di persone. Il governo deve farsi carico della grave crisi ed intervenire con tutte le determinazioni del caso.”
“Per il futuro delle attività di call center e per un loro sano sviluppo serve una nuova politica industriale – sottolinea Laura di Raimondo, direttore di Assotelecomunicazioni-Asstel – che sappia innescare virtuose dinamiche di crescita di qualità del servizio, lasciando alle spalle le logiche, fin qui prevalenti, di intervento meramente emergenziale, quasi da pronto soccorso. Il servizio di assistenza e gestione della clientela svolto in outsourcing dovrà evolvere verso forme di relazione con il cliente, in cui sempre più assumono rilevanza la tecnologia, l’innovazione e la qualità del servizio erogato e, quindi, gli investimenti e la formazione”.
“Il contesto normativo deve accompagnare il processo di trasformazione e consolidamento del business – prosegue Di Raimondo – creando le condizioni a sostegno della buona imprenditoria, basata su scelte di libero mercato coerenti con princìpi di eticità, legalità, responsabilità. In tema di ammortizzatori sociali siamo convinti che la soluzione ottimale sia quella di prevedere una tutela omogenea per tutte le imprese di call center”.
“Il Ccnl Telecomunicazioni, che è di riferimento dell’intera filiera e, quindi, anche dei call center – conclude Di Raimondo – gioca un ruolo centrale nel percorso di individuazione di diritti, doveri, regole e garanzie minime comuni. Al contrario riteniamo profondamente sbagliati i tentativi di costruire nuovi modelli contrattuali a basso costo, avviando una stagione di turismo contrattuale dagli esiti nefasti per un settore labour intensive e caratterizzato da una forte concorrenza qual è quello dei call center. In questa eventualità si rischia di avere come risultato finale un effetto esclusivamente di dumping, allontanando la soluzione dei problemi. Per questo come Asstel siamo pronti, all’interno del Ccnl, a confrontarci con il sindacato su eventuali interventi di miglioramento degli attuali assetti contrattuali che si rendessero necessari, a partire dalle modalità e dalle condizioni di attuazione del principio che disciplina la gestione dei rapporti di lavoro nei casi cambi appalto per le attività di call center, misura introdotta recentemente dal legislatore”.
Anche Assocontact esprime apprezzamento per il tavolo tecnico istituito dal Mise: “E’ uno strumento positivo che va però riempito di contenuti che vadano al cuore dei problemi che attaccano il settore – afferma Roberto Boggio, presidente dell’associazione – Si tratta di bloccare il crollo dei prezzi, evitare gli effetti distorsivi che gli incentivi hanno sulla concorrenza e garantire la qualità dei servizi ai consumatori che può esserci solo se la concorrenza è sana. Fatta cioè – conclude Boggio – in un tavolo di regole condivise: solo un servizio fatto bene e pagato il giusto può garantire la qualità. Auspichiamo che questo venga compreso e che si agisca di conseguenza”.
Di confronto “serrato e acceso” parla Marcello Fazio, della segreteria Nazionale di Ugl Telecomunicazioni: “I call center – sottolinea – sono una realtà consolidata nel nostro Paese. Sono la fonte di reddito per migliaia di famiglie e di giovani, sono l’opportunita’ per riattivare l’economia della nostra Nazione, oramai affogata dalla crisi economica che ha lasciato per strada tanti neo-disoccupati senza un reddito e in alcuni casi senza più speranza. Auspico che il Governo, con i suoi rappresentanti, abbia finalmente compreso che i settori strategici e di interesse nazionale, non siano più intesi come la sola industria pesante o quella del petrol-chimico”.