CYBERSECURITY

Allarme “Spy agent”, il malware che attacca l’online banking

Individuato dai ricercatori di Eset, il virus si introduce in Android “travestito” da Adobe flash player. E’ in grado di carpire le credenziali degli utenti ed effettuare operazioni superando anche la “doppia autenticazione” via Sms

Pubblicato il 10 Mar 2016

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I ricercatori di Eset lo hanno soprannominato “Spy Agent”, ed è il malware in grado di sottrarre le credenziali degli utenti che accedono ai loro conti bancari attraverso dispositivi mobili Android.

Il malware, rilevato dai sistemi di sicurezza della società specializzata nella produzione di software per la sicurezza digitale, si presenta alle vittime come una falsa schermata di autenticazione della loro applicazione bancaria, e blocca lo schermo fin quando non si inseriscono nome utente e password – spiega Eset – Usando le credenziali rubate, i ladri possono poi autenticarsi da remoto al conto delle vittima e trasferirne i soldi, e possono arrivare a dirottare i messaggi Sms indirizzati al dispositivo infettato ed eliminarli. Questo consente alle transazioni fraudolente di superare l’autenticazione a due fattori basata su Sms, senza che il proprietario del dispositivo sospetti di nulla.

Android/Spy.Agent.SI si diffonde attraverso un’applicazione Flash Player fasulla. Dopo il download e l’installazione, l’app richiede i diritti di amministratore sul dispositivo, per proteggere se stessa da eventuali tentativi di disinstallarla. Successivamente, il malware verifica che ci siano applicazioni bancarie installate sul dispositivo, ed in caso positivo, riceverà dal suo server di comando e controllo delle false schermate di autenticazione per ogni app bancaria presente nel dispositivo. Ogni volta che la vittima esegue un’app bancaria gli apparirà una falsa schermata di autenticazione davanti a quella dell’app legittima, che bloccherà lo schermo fin quando la vittima non invierà le proprie credenziali bancarie.

“Fortunatamente questo malware è ancora in fase di sviluppo – spiega Eset – Se le prime versioni erano semplici, e i loro fini malevoli facili da identificare, le versioni più recenti presentano avanzate funzionalità di codifica e offuscamento”.

La campagna scoperta dai ricercatori Eset interessa per ora 20 delle maggiori banche di Australia, Nuova Zelanda e Turchia, “ma l’attacco è talmente vasto – conclude la nota – che potrà essere facilmente indirizzato verso qualsiasi altra banca”.

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