Alberghi italiani contro Booking & Co.: “Sul Senato la manina delle lobby”

Federalberghi lancia l’allarme sulle pressioni esercitate dalle multinazionali online del turismo sul Parlamento: “Serve approvare l’articolo 50 del ddl concorrenza per metter fine alla parity rate che strozza le strutture italiane”

Pubblicato il 14 Mar 2016

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Gli albergatori scendono in campo per chiedere alla decima commissione del Senato l’approvazione dell’articolo 50 del disegno di legge sulla concorrenza, quello che “pone finalmente un freno – denunciano da Federalbeghi – alle clausole contrattuali che vengono imposte dai grandi portali di prenotazione alberghiera per impedire agli hotel di pubblicare sul proprio sito internet un prezzo più basso di quello pubblicato sugli stessi portali (cosiddette clausole di parity rate o best price)”.

Se l’articolo 50 venisse approvato, con la nuova norma si tutelerebbero “i consumatori – spiega Federalberghi in una nota – ai quali viene offerta la possibilità di accedere a tariffe più basse, le imprese, che vengono poste in condizione di sviluppare liberamente le proprie politiche commerciali, e l’erario, che viene a beneficiare di un maggior gettito, altrimenti destinato ad altri stati o paradisi fiscali”.

Con l’approvazione dell’articolo 50, tra l’altro, l’Italia si allineerebbe a quanto già accade in diversi altri Paesi europei, come in Francia, dove la legge Macron, in vigore dal 7 agosto 2015, ha sancito la nullità di tali clausole, in Germania, dove l’autorità Antritrust (Bundeskartellamt), con decisione del 23 dicembre 2015, ha proibito a Booking.com di utilizzare le clausole di parity rate, ordinandone la cancellazione da tutti i contratti.

“Se l’articolo 50 non venisse approvato – denunciano da Federalberghi – si determinerebbe uno squilibrio competitivo tra sistemi, a tutto vantaggio di due Paesi (la Francia e la Germania) che sono tra i principali concorrenti dell’Italia. Purtroppo, dopo un lavoro di squadra che alla Camera si è concluso con un voto bipartisan ed un’approvazione della norma a grandissima maggioranza (434 a favore, solo 4 contrari), la discussione in Senato rischia di essere inquinata da una manina astuta. Le multinazionali dell’intermediazione si stanno dando da fare per zavorrare le imprese italiane, e qualcuno addirittura vuol farci credere che i padroni della rete si stiano prodigando per tutelare gli interessi dei pesci piccoli. Confidiamo che i nostri senatori non si facciano abbindolare dalle lobbies dell’antiturismo e confermino, senza nessuna modifica, il testo approvato dalla Camera”.

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