Mentre prosegue il braccio di ferro tra Apple e il Dipartimento di Giustizia americano sull’accesso all’iPhone dell’autore della strage di San Bernardino, la prossima azienda a creare uno scontro con le autorità Usa per le stesse questioni di privacy, encryption e sicurezza potrebbe essere WhatsApp: la società oggi di proprietà di Facebook è infatti al centro di un caso che potrebbe avere, secondo gli esperti, implicazioni ancora più vaste.
I messaggi e le telefonate che si scambiano su WhatsApp sono stati dotati, a partire dall’anno scorso, di avanzati strumenti di cifratura, rendendo impossibile per il Dipartimento di Giustizia captare queste conversazioni, anche se un tribunale emette un mandato. Nelle scorse settimane, riporta l’International New York Times, il Dipartimento di Giustizia americano si è trovato perciò in un impasse: non sa come procedere in un’indagine penale in cui un giudice federale ha emesso il mandato che autorizza le intercettazioni, ma gli investigatori si sono poi scontrati con i contenuti criptati di WhatsApp. Il New York Times non ha altri dettagli su questa inchiesta, ma non si tratterebbe di un caso di terrorismo.
La questione viene vista come centrale per il futuro delle intercettazioni, un classico strumento investigativo oggi messo in crisi dall’encryption garantita dalle piattaforme digitali. Anche WhatsApp potrebbe essere colpita da un’ingiunzione del tribunale a collaborare col governo, come accaduto con Apple, ma non tutti i legislatori sono d’accordo nel causare un’escalation.
Sicuramente la legislazione americana sulle intercettazioni va aggiornata, visto che risale a anni in cui non esistevano le comunicazioni digitali che si sono diffuse oggi. Secondo Peter Eckersley della Electronic Frontier Foundation, l’Fbi e il Dipartimento di Giustizia stanno cercando il caso eclatante da usare per “creare un precedente” e far valere le loro richieste, ma non tutti gli osservatori americani sono d’accordo: non è detto che la disputa finisca in tribunale in un caso che “farà la storia”.
Sicuramente però WhatsApp è il “sorvegliato speciale” delle autorità perché, pur non essendo certo l’unica società a usare l’encryption, ha una base utenti enorme (un miliardo).
Con aziende come WhatsApp, Signal e Telegram che offrono cifratura impenetrabile, le forze dell’ordine “non hanno più dati utili su cui lavorare”, ha detto Joseph DeMarco, ex procuratore federale. “Le aziende devono collaborare. I criminali pensano che l’encryption sia fantastica”.
La questione è complicata dal fatto che anche le aziende e lo stesso governo americano usano l’encryption per proteggere le loro comunicazioni e i dati da hacker e cyberattacchi; anzi, ricorda il New York Times, il governo americano ha contribuito allo sviluppo della tecnologia dietro WhatsApp. Per questo l’amministrazione Obama è restia a usare il pugno di ferro contro le aziende che non si adeguano alle richieste delle autorità di “sbloccare” i loro programmi di cifratura. Anche per James B. Comey, direttore dell’Fbi, l’encryption è “vitale”; Comey ha messo in guardia su “implicazioni internazionali” se gli Stati Uniti cercheranno una porta d’accesso in questa potente barriera che protegge i dati.
Il direttore dell’Fbi ha però anche detto che le aziende hitech e il governo devono raggiungere un compromesso e lo stesso presidente Barack Obama ha dichiarato che i top manager dell’hitech che adottano atteggiamenti assoluti sulla questione sono nel torto. Obama ha ribadito di essere a favore delle libertà civili ma qualche concessione deve essere fatta in nome della sicurezza.
Uno scenario generale che naturalmente sta mettendo in allerta i grandi colossi tecnologici e, secondo quanto riporta l’edizione online del The Guardian, alcuni di essi fra cui Google, Facebook e Snapchat stanno non a caso sviluppando nuove tecnologie per proteggere la privacy dei loro utenti. Facebook è pronta, nel giro di qualche settimana, a proteggere con un sistema di criptaggio più avanzato le chiamate vocali su WhatsApp, mentre Google sta lavorando per potenziare la privacy delle sue email. Anche Snapchat si starebbe muovendo su questa stessa lunghezza d’onda.