Un miliardo di tagli: pace fredda fra Patuano e Vivendi

De Puyfontaine avrebbe chiesto all’Ad di Telecom Italia una politica più rigorosa sui costi. Ma anche la cessione di Inwit potrebbe essere motivo di tensioni. La prova del nove sarà il cda del 12 aprile

Pubblicato il 18 Mar 2016

Gildo Campesato

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“Siamo qui perché crediamo veramente in un piano strategico per Telecom Italia. Ci piace il piano, ci piace la società”: le parole che l’amministratore delegato di Vivendi e membro del cda di Telecom Arnaud de Puyfontaine ha rilasciato ieri alla stampa in occasione del consiglio di amministrazione di Telecom Italia che ha approvato la relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2015, sono state interpretate come una indiretta testimonianza di confermata fiducia ad un management che indiscrezioni di stampa davano invece in forte difficoltà, se non addirittura sul punto di uscita. E anche la foto diffusa ai giornali che ritraeva insieme de Puyfontaine e il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi (tra l’altro arrivati all’appuntamento del cda insieme nella stessa auto) è servita a rafforzare il senso di questa investitura, come non si è mancato di far notare anche su CorCom.

Ed in tal senso, sono arrivate oggi gli apprezzamenti anche di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia guidata da Franco Lombardi.

Entente cordiale ritrovata? È così, ma forse solo apparentemente. Sotto la cenere dei rapporti fra il management di Telecom Italia (in particolare l’amministratore delegato Marco Patuano) bruciano braci di contrasti destinati almeno per ora a raffreddarsi, ma che potrebbero infiammarsi nuovamente, magari in modo più intenso di prima.

Le occasioni non mancano. Ad esempio, secondo le indiscrezioni trapelate dopo il cda di ieri, Vivendi avrebbe chiesto a Patuano una più marcata focalizzazione sul taglio dei costi. Sarebbe stata indicata una cifra ben precisa (ma il portavoce della holding francese, sentito da Radiocor, smentisce): un miliardo di risparmi, quasi il doppio dei 600 milioni preventivati per il triennio 2016-2018 dal piano industriale di Telecom Italia. È evidente che, se rispondesse alla realtà, una simile richiesta non renderebbe facile la vita a Patuano, impegnato a portare avanti un piano ambizioso di investimenti ma anche una riduzione dei costi di non semplice attuazione, anche per il peso dei sindacati dentro Telecom Italia.

L’altro nodo che sottotraccia rischi di invilupparsi è la cessione delle torri di Inwit.

Ieri il board ha preso tempo, rinviando ogni decisione al cda straordinario del 12 aprile. Ciò dovrebbe servire anche ad avere nel frattempo più chiare anche le posizioni di Consob (sulla necessità o meno del lancio di un’opa per l’offerta Eitowers) e dell’Antitrust (nel caso di CellnexF2i che ha già rilevato in Italia le torri di Wind).

Ma c’è anche un problema di valutazione economica delle due offerte che alla fine dovrebbe fare aggio su tutto.

Ma non è detto che tutto sia scontato. Il tema è sollevato indirettamente nello stesso comunicato di Asati citato prima. Si manifestano perplessità sulla modifica della procedura sulle “parti correlate” che secondo i piccoli azionisti sarebbe “volta a facilitare gli interessi (diretti o indiretti) della parte correlata Vivendi). Non vorremmo – sottolinea Asati – che gli interessi strategici servissero a creare un velo di apparenza per altri interessi strategici”.

Non è un’accusa esplicita, ma certamente si mette il dito su una piaga. Quella dei rapporti molto stretti fra Bollorè, Tarek Ben Ammar (nel cda di Telecom, ma anche di Vivendi e amico oltre che, in passato, in affari con Berlusconi) e il gruppo Mediaset cui appartiene EiTowers ed è in trattativa proprio con Vivendi per la cessione di Premium TV.

Dall’altra parte, anche la partita Cellnex-F2i rappresenta prova di aspetti delicati. F2i è azionista di Metroweb che proprio oggi ha annunciato un piano da oltre 900 milioni per cablare 10 grandi città. Mossa inattesa anche perché sembra improbabile che oltre alle reti in fibra di Enel e a quella di Telecom ce ne sia pure una terza a farsi concorrenza nei centri maggiori. Dal nulla al troppo. Forse l’annuncio di Metroweb va piuttosto interpretato come una forzatura per stanare le decisioni di Wind e Vodafone con cui ha in corso da mesi trattative continuamente prolungate e che ora sembrano piuttosto sul punto di accordarsi con Enel. Oppure la stessa Telecom Italia con cui le trattative sono ancora in corso.

In ogni caso, dietro le quinte si profila una complessa partita a scacchi che ha come scenario il tentativo di dominare un settore in cui la convergenza fra reti a banda ultralarga, televisioni e contenuti video si annuncia sempre più dietro l’angolo.

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