È tornato ai massimi il titolo Telecom Italia. La presa più salda da parte di Vivendi, l’azionista di maggioranza con il 24,9%, e dunque la fine delle divergenze con il top management, in particolare con l’Ad, di cui molto si è vociferato da quando i francesi hanno preso lo scettro dell’azienda, sono state dunque riconosciute positivamente dal mercato, al punto da far guadagnare al titolo in mattinata quasi 4 punti percentuali per poi chiudere a +3,07% a 1,041 euro.
Il cambio ai vertici farà rima, sostengono le principali società di analisi, con un’accelerata sul contenimento dei costi e su decisioni più “drastiche” su Tim Brasil su cui è già stata effettuata una svalutazione per 240 milioni – contro il “volere” proprio di Patuano. Vivendi sarebbe infatti orientata ad accelerare sulla fusione con Oi in modo da poter compensare le perdite dovute al cambio di scenario nel mercato sudamericano che stanno ormai da tempo penalizzando i conti.
“Vivendi si è assicurata un maggiore controllo del cda solo a dicembre e quindi ha avuto un ruolo contenuto sull’attuale piano industriale – scrivono gli analisti di Akros -. Secondo la stampa Vivendi sta chiedendo un maggiore contenimento dei costi e avrebbe un atteggiamento più aggressivo sulle dismissioni (come Tim Brasil). Un cambio di direzione o un accelerazione, con una presa più salda, sembrano in generale positivi per gli azionisti di Telecom”.
Kepler Cheuvreux da parte sua ritiene che le dimissioni di Patuano “potrebbero essere un catalizzatore positivo per accelerare la ristrutturazione corporate” e “ampliare il piano di taglio costi”. Anche sul taglio dei costi le divergenze non sono mancate: la strateia “soft” di Patuano non è mai piaciuta ai francesi che punterebbero a più che raddoppiare la sforbiciata. Stando alle stime di Kepler se il taglio dei costi passasse dai 400 milioni proposti da Patuano a un miliardo, la differenza avrebbe un impatto positivo del 9% in termini di Ebitda domestico, con una creazione di valore di 3,6 miliardi (19% dell’equity). Secondo gli analisti ci sarebbe ampio spazio per un taglio del personale, dal momento che “il numero di linee domestiche per lavoratore è 226 contro i 440 di Orange in Francia e i 333 di Telefonica in Spagna. Sulla base di questi benchmark, Telecom Italia potrebbe vedere una riduzione di 17.000 persone nel tempo, rispetto ai 3.300 annunciati di recente”.
Riflettori puntati sul taglio dei costi anche da parte di Icbpi: “Il mercato potrebbe ragionare sulle possibili mosse del sostituto, specie sulle nuove misure di taglio costi in Italia che sarebbero state all’origine del malcontento di Vivendi. Nonostante ciò, a parte la valutazione di nuovi piani di efficienze ed eventuali cambi di strategia, riteniamo che l’uscita di Patuano segnali soprattutto la presa di controllo di Vivendi su Telecom Italia, riducendone, almeno nel breve periodo, l’appeal speculativo”.
Mediobanca Securities nell’evidenziare l’“ottimo lavoro di Patuano, che ha guidato Telecom in anni difficili e portato il gruppo a raggiungere risultati importanti”, sottolinea che “conflitti tra Cda e top management non aiutano mai”, e sarebbe questa la ragione della reazione positiva da parte della Borsa. “L’azionista principale sta assumendo una posizione più aggressiva e questo si potrebbe tradurre in un’accelerazione in termini di corporate action”.
Intanto su richiesta della Consob, Telecom Italia rende noto che sono in corso interlocuzioni con l’amministratore delegato “volte a definire un’ipotesi di accordo, da sottoporre agli organi sociali competenti, avente ad oggetto la cessazione consensuale delle cariche dal medesimo Ad rivestite nel Gruppo. Allo stato, non sono pervenute comunicazioni portanti dimissioni o rinunce alla carica”. E proprio alla Consob chiede di intervenire l’associazione dei piccoli azionisti Asati. L’associazione chiede anche di chiarire in ruolo di Vivendi e l’eventuale buonuscita di Patuano. “Rimaniamo in attesa di conoscere da Consob e dal Collegio sindacale nella tutela della trasparenza sulla governance della società, qualora i fatti descritti rispondessero al vero, con gravi conseguenze, tra l’altro, sul clima aziendale nella sua interezza, sul committment del management e sulla motivazione dei dipendenti della società.
“Le dimissioni dell’amministratore delegato sono la conferma che il socio francese ha acquisito il pieno controllo dell’azienda. Ci chiediamo a questo punto quale sia la contropartita che ha consentito ai francesi la scalata su Telecom”, è il duro commento di Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.
“Il Governo italiano ha l’obbligo di fare chiarezza – incalza Azzola -. Cosa succederà ora dell’azienda? Il controllo della rete resterà di Telecom e l’azienda sarà protagonista della realizzazione della rete di nuova generazione?. Telecom dà lavoro ad oltre 100.000 persone, di cui 50.000 alle dirette dipendenze. Accordi raggiunti in segreto sugli assetti futuri delle telecomunicazioni rischiano di generare migliaia di esuberi che sarebbero diretta conseguenza e responsabilità delle decisioni assunte dal Governo. Già in queste ore indiscrezioni giornalistiche parlano un ridimensionamento del personale di migliaia di unità”. “E’ ora che il Governo, che pochi mesi or sono si è reso strumento di un’inutile mediazione sugli ammortizzatori sociali da applicare al personale, apra senza ulteriori ritardi un tavolo con tutti le parti coinvolte per spiegare quali politiche intende adottare”.