Infrastrutture e server home-made e in cloud per proteggere gli iPhone e gli altri device. Sarebbe questa, secondo le fonti citate dal portale The Informer, la mossa precauzionale a cui starebbe lavorando Apple, finita nel mirino dell’Fbi per il caso dello smartphone inviolabile dell’attentatore di San Bernardino.
Il colosso di Cupertino sarebbe al lavoro su 6 progetti con l’obiettivo di creare strutture informatiche in grado di garantire una gestione protetta dei dati dei propri utenti e scongiurare il rischio di spionaggio. Producendo in proprio i server, solo Apple sarebbe a conoscenza del loro funzionamento e delle modalità di accesso ai dati. Addirittura, la società guidata da Tim Cook sarebbe convinta che le apparecchiature e i sistemi ordinati dai fornitori tradizionali potrebbero essere stati manipolati lungo la spedizione.
“A lungo Apple ha sospettato una manipolazione dei server con l’aggiunta di componenti elettronici (chip e firmware) da parte di sconosciuti per renderli vulnerabili a infiltrazioni“, scrive il portale, secondo il quale “Apple ha anche messo alcune persone a fotografare le schede madri e ad annotare le funzioni di ogni chip“, per essere certa che non fossero state manipolate. I timori degli ingegneri di Cupertino nascono anche dall’esplosione dello scandalo Datagate: 3 anni fa si scoprì infatti che la Nsa (l’agenzia di sicurezza statunitense, ndr) intercettava le spedizioni delle apparecchiature elettroniche delle persone tenute sotto controllo, modificandole con strumenti per lo spionaggio.