Almaviva: “Sui tagli si va avanti”. Affondo sindacati: “Renzi intervenga”

Primo incontro per esaminare il piano di ristrutturazione che prevede 3mila esuberi. L’azienda: “Interventi necessari di fronte a crisi strutturale del settore”. Ma le organizzazioni sindacali non ci stanno e chiedono che il governo faccia la sua parte

Pubblicato il 01 Apr 2016

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Almaviva va avanti con la riorganizzazione anche se è disponibile al confronto con le istituzioni competenti. E’ quanto è emerso dal primo incontro tra azeinda e sindacati presso la sede di Unindustria Roma per il primo esame congiunto previsto dalla procedura di riduzione del personale, avviata il 21 marzo scorso. Nella procedura sono coinvolti circa 3mila lavoratori delle sedi di Roma, Napoli e Palermo.

L’azienda ha illustrato le misure contenute nel piano di riorganizzazione aziendale “alla luce – spiega una nota della società – della estrema gravità della situazione, determinata dalla crisi strutturale del settore italiano dei call center, segnato da perduranti fenomeni distorsivi, condizionato da un quadro normativo incerto e da costante elusione delle regole”.

Per Almaviva “l’urgenza degli interventi risponde alla necessità di affrontare l’accertata insostenibilità delle attività dell’azienda alle condizioni attuali e con i soli strumenti fino ad oggi disponibili, compreso l’ormai pluriennale ricorso agli ammortizzatori sociali”. La società ha inoltre puntualizzato che a fronte di un radicamento produttivo nei diversi territori che supera i quindici anni, la media del personale che si è avvalsa di sgravi contributivi negli ultimi sei anni è inferiore al 3,5%, attualmente pari all’1%.

In questo contesto Almaviva ha spiegato che se, ad oggi, non vi sono certamente le condizioni per interrompere la procedura, “mantiene piena disponibilità a proseguire nell’analisi di ogni utile percorso diretto a rispondere alle gravi problematiche in atto, riconoscendo la responsabilità e la serietà delle organizzazioni sindacali in sede di discussione”.

L’azienda, infine, ha ribadito analoga disponibilità al confronto con le istituzioni competenti, “nella convinzione che, nel rispetto reciproco, siano abbandonati toni di incomprensibile pregiudizio verso il ruolo aziendale e superate posizioni non rispondenti a fatti e realtà”.

Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom annuncia che “nei prossimi giorni le organizzazioni sindacali chiederanno un incontro al governo”. “Non è tempo di caccia alla streghe – dice Ugliarolo a CorCom – E’ tempo di avviare un confronto per trivare soluzioni per 3mila lavoratori che rischiano di trovarsi in mezzo alla strada”.

Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, invita Almaviva ad evitare una drammatizzazione della situazione che renderebbe ingovernabile la tensione sociale nelle tre città interessate (Roma, Napoli, Palermo), e ad accettare un confronto in sede ministeriale per individuare gli interventi necessari a modificare le attuali condizioni di mercato e rendendo possibile il ritiro dei licenziamenti. “Interventi su articolo 24 bis per le delocalizzazioni, un contrasto a gare assegnate a prezzi non sostenibili, la piena applicazione delle clausole sociali anche da parte di imprese governate dallo stato (Poste ed Enel), nonché un intervento sulla qualità del servizio da erogare ai cittadini italiani sono la parole chiave – dichiara – per contribuire al riassorbimento di tutti gli esuberi, migliorando nel contempo la qualità del customer care, oggi appesantita dalle condizioni del mercato.

“Tali strumenti sono agibili solo qualora il Governo decida di sviluppare una reale politica di settore, nell’interesse dei cittadini/clienti e dei lavoratori, mettendo fine allo scempio operato dagli uffici commerciali delle grandi ditte appaltatrici più interessati alle politiche retributive personali che agli impatti sociali e alla qualità del servizio – spiega Azzola – Almaviva, accettando l’invito a rinunciare all’irreversibilità del processo, ha ribadito che parteciperebbe convintamente ad un incontro in sede istituzionale, in cui tutte le parti contribuissero fattivamente a individuare soluzioni per consentire prospettive di medio-lungo periodo.”

Per questi motivi i sindacati hanno inviato unitariamente una richiesta d’incontro al Mise, affinchè convochi immediatamente il tavolo di confronto. E’ il momento della responsabilità di tutti – conclude Azzola – bisogna evitare che la campagna elettorale cavalchi il malcontento dei lavoratori: soltanto soluzioni certe e condivise potrebbero evitarlo. Se non si procedesse su questa strada, agli esuberi di Almaviva, si aggiungerebbero quelli di tutte le altre aziende che debbono sostenere un costo del lavoro non agevolato dagli incentivi alle nuove assunzioni, con ulteriori migliaia di licenziamenti in tutta la penisola.”

Per Giorgio Serao della Fistel Cisl, sulla vertenza Almaviva, “la responsabilità del Governo è immensa, perché nonostante le denunce di questi anni da parte del sindacato, ha sottovalutato il problema e oggi deve assumersi la responsabilità di migliaia di licenziamenti”.

“Gli attacchi del Governo nei confronti dell’Azienda e il tentativo di delegittimare il Sindacato per coprire le proprie responsabilità è inaccettabile – spiega Serao – La preoccupazione della Fistel Cisl in merito all’incontro è quella che Almaviva non fa intravedere nessuna soluzione positiva della vertenza. Vogliamo provare ad immaginare, per non arrenderci, perché gli strumenti individuati dal Governo sono fumosi e inefficaci per risolvere una situazione aziendale fortemente compromessa”. Per la Fistel adesso è giunto il momento di lavorare insieme governo, sindacato e aziende per regolamentare un settore che è in default. “C’è necessità di ammortizzatori sociali straordinari, una legge sulle delocalizzazioni esigibile e contrasto alle gare al massimo ribasso”.

Sulla stessa linea anche Ugl Telecomunicazioni. “Oltre a richiedere il ritiro immediato dei licenziamenti – spiega il segretario generale, Stefano Conti, raccontando quanto avvenuto al tavolo – al fine di aprire un tavolo relazionale per individuare ogni possibile soluzione alternativa, abbiamo evidenziato come nella procedura di mobilità presentata dall’azienda e che riguarda alcuni territori ben precisi, sia a nostro avviso violato il principio della fungibilità professionale dei lavoratori. In altre parole gli operatori di Almaviva per quanto ci riguarda sono in grado di poter lavorare su qualsiasi commessa per cui individuare esuberi esclusivamente su Roma Napoli e Palermo è inaccettabile”.

“E’ evidente che la vertenza Almaviva rappresenta la vertenza call center Italia, sia per i numeri in campo che per le criticità legate agli esuberi – conclude – Il Governo deve far rispettare le leggi vigenti come la possibilità per il cittadino di poter scegliere con quale operatore del call center parlare, italiano o estero ed impedire una volta per tutte che ci siano gare pubbliche che non sono in grado neanche di coprire i costi minimi stabili dal ccnl delle tlc. Aspettiamo la convocazione al Mise per aprire immediatamente un tavolo di crisi per Almaviva Contact”.

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