Ultrabroadband, Opilio: “Recupereremo il ritardo italiano”

Il direttore Technology di Telecom Italia: “Enel potrebbe diventare un competitor sulla fibra, ma la nostra rete di accesso è più capillare”. E sulle risorse in campo: “3,6 miliardi per le Ngn fino al 2018, il doppino non verrà dismesso”

Pubblicato il 04 Apr 2016

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“L’Italia è partita solo nel 2013 con la banda ultralarga. Telecom sta facendo la sua parte per recuperare il gap. Investiamo 12 miliardi fino al 2018, di questi 3,6 miliardi solo per lo sviluppo della rete a banda ultralarga fissa in fibra ottica e 1,2 miliardi per quella mobile”. Lo afferma in un’intervista a La Stampa Roberto Opilio, direttore della funzione Technology di Telecom, che sottolinea come, nonostante i ritardi e la velocità media di connessione che ne Paese è di 5,4 megabit al secondo, l’Italia sia nel campo della digitalizzazione tra i paesi “che stanno crescendo di più. Telecom ha tre offerte commerciali, da 20 , 10 e 7 mega, e l’80% degli italiani sceglie i 7. Che possiamo farci? I 5,4 mega – spiega Opilio – non misurano la capacità della rete, ma la velocità media con cui si naviga in Italia. È più lenta perché i clienti non comprano la velocità più alta. Siamo un popolo che usa molto di più la telefonia mobile. Se leggete le statistiche della penetrazione della connessione fissa sono drammaticamente più basse. Anche perché in Italia non si è mai investito sulla Tv via cavo. È un tema di servizio: se io faccio la rete ultrabroadband e gli italiani vanno solo su Facebook, la velocità media rimane sempre quella”.

Opilio dedica una parte del suo ragionamento al futuro dell’ultrabroadband in Italia e ai rapporti con Enel: “Da un punto di vista tecnico da tre anni abbiamo accordi con Enel per scambiarci infrastruttura. Se ora Enel crea una società per sviluppare una fibra alternativa a Telecom, vuol dire che diventerà un competitor – afferma – Enel copre l’85% del Paese, perché diverse città non le serve, noi il 100%. Loro dichiarano di arrivare a casa del cliente con i contatori nel 40% dei casi, ma spesso si trovano sul balcone o in giardino. Telecom invece arriva davvero fin dentro le case con la borchia telefonica. E poi – prosegue – noi possiamo contare s u 5,5 milioni di box, Enel ha solo un milione di cassette di bassa tensione. La nostra rete di accesso è molto più diffusa della loro e la nostra struttura molto più capillare”.

Le prestazioni della rete in rame e il futuro della fibra è uno dei temi in ballo: “In Italia abbiamo avuto la fortuna di aver fatto la rete più corta d’Europa, cioè con la distanza media tra il cabinet e la casa di 250 metri. A questa vicinanza le performance attuali permettono di garantire anche 160 megabit”, spiega Opilio, che aggiunge: “Sull’84% della popolazione che vogliamo raggiungere per il 2018, il 20% sarà in Ftth”. “Se avessimo subito puntato sulla fibra a casa, saremmo ancora al 12% di copertura – prosegue Opilio – Perché è molto più complesso entrare nelle case e nei condomini. Andate a vedere come hanno installato la fibra in casa in altri Paesi. Ci sono fili che penzolano su tutti i palazzi. In Italia, con le nostre città d’arte, sarebbe impensabile”. Quanto al futuro della rete in rame, “E’ indubbio che sarà di smessa, ma in un tempo ancora lungo – conclude – Intanto, del tanto vituperato rame ce n’è una quantità sufficiente per arrivare al sole e tornare. Tanto che noi continuiamo a costruirne 3 mila chilometri l’anno”.

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