L’annuncio era stato dato dal Commissario Nicita al workshop Agcom del 24 marzo. Pochi giorni fa la conferma con l’avvio da parte dell’Agcom di un provvedimento istruttorio di riesame del contenuto del servizio universale ad evidenza pubblica della durata di 120 giorni e, contestualmente, di una consultazione nazionale di 45 giorni, che hanno come Relatore proprio il Commissario Nicita. Corcom lo ha raggiunto per approfondire il tema.
Professor Nicita da dove nasce il provvedimento e che obiettivi si propone?
L’iniziativa nasce dalla necessità di colmare un ritardo oggettivo nell’adeguamento degli obblighi di servizio universale all’evoluzione tecnologica da un lato e ai nuovi fattori di potenziale esclusione sociale dall’altro, con particolare riferimento all’accesso ad Internet. Il tema riguarda la connessione a velocità media della banda larga, ma esso appare, a maggior ragione, irrinunciabile in un quadro di rinnovate politiche pubbliche di sostegno alla banda ultra larga. Dal momento che la ratio del servizio universale è proprio quella di garantire l’inclusione sociale, appare evidente come sia anacronistico considerare, oggi, che un “accesso efficace a Internet”, quale richiesto dalla normativa nazionale ed europea, possa essere garantito mediante la connessione analogica in banda stretta, a 56k. L’iniziativa dell’Autorità è volta a colmare questo ritardo, con l’esercizio delle prerogative che la legge assegna ad essa.
Perché l’obbligo di connessione analogica universale in banda stretta può costituire, a suo avviso, un fattore di esclusione sociale?
Vi sono ragioni tecnologiche e ragioni socio-economiche. Che gli obblighi di servizio universale vadano intesi in senso dinamico, nel reciproco evolversi di opportunità e bisogni, è un dato acquisito dalle direttive europee. Ma la trasmissione e fruizione di dati e informazioni costituiscono ormai un elemento imprescindibile di partecipazione civile ed economica nella società digitale. Garantire a tutti una velocità media minima accettabile di connessione costituisce una cifra irrinunciabile della crescita democratica e socio-economica della società italiana. Non deve quindi sorprendere che al crescere della diffusione di nuovi soluzioni tecnologiche debba alzarsi l’asticella delle condizioni minime per un accesso ad Internet efficace: un tema ad un tempo di universalità e di riduzione della diseguaglianza socio-economica e territoriale.
Quali sono i criteri da seguire per stabilire nuove condizioni minime per la banda larga universale?
Il pacchetto telecomunicazioni del 2009 consente agli Stati membri di definire una velocità di trasmissione dei dati appropriata per le connessioni di rete, in grado di offrire un “accesso efficace a Internet” in funzione delle condizioni nazionali. In base agli orientamenti comunitari, l’inclusione delle connessioni a banda larga negli obblighi di servizio universale può essere prevista nei casi in cui la suddetta velocità di connessione sia usata, a livello nazionale, da almeno la metà delle famiglie ovvero da almeno l’80% delle famiglie che dispongono di una connessione alla banda larga. Ebbene, dai dati più recenti dell’Osservatorio Agcom emerge che circa li’94% delle linee di accesso dati garantiscono già oggi una velocità superiore a 2 Mbps. Tenuto conto delle offerte commerciali in circolazione, ciò significa buona parte di tali linee disponga di una velocità superiore. Ad esempio 7Mbps è il valore minimo a cui fanno riferimento le offerte ADSL in circolazione. Inoltre, circa il 61% delle famiglie, più della metà del totale, dispone di una connessione a banda larga. Si tratta allora di individuare la nuova soglia minima aggiornata di connessione universalistica a banda larga.
L’iniziativa dell’Autorità guarda non solo al contenuto ma anche all’abbordabilità dei prezzi e alla individuazione delle categorie da tutelare…
Infatti è un’azione che si muove in più dimensioni proprio per stabilire gli elementi di universalità tanto con riferimento al contenuto minimo degli obblighi quanto alla sostenibilità dei prezzi di pacchetti minimi. A breve l’Autorità pubblicherà uno studio, collegato a questi temi, proprio sull’evoluzione delle categorie da tutelare e su nuove possibili modalità tanto di tutela quanto di profilazione degli utenti ‘protetti’. Inoltre, come previsto dalla normativa, l’Autorità potrà designare uno o più soggetti di fornire il servizio universale, anche alla luce delle politiche pubbliche in essere, alle dinamiche di sostituibilità/complementarietà tra rete fissa e rete mobile, alle modalità più congrue di finanziamento del servizio universale e al coordinamento con il piano BUL del Governo.