In Italia crescono le società IT pubbliche. Csit: “Liberalizzare”

Sono 1250 le aziende controllate da Regioni ed enti locali. Lucarelli: “Settore sottratto alla concorrenza con inevitabili ritardi nello sviluppo dei servizi innovativi. Serve una politica di liberalizzazioni”

Pubblicato il 15 Lug 2010

Crescono le società pubbliche "dell’innovazione". E’
quanto emerge da uno studio realizzato da Confindustria Servizi
Innovativi e Tecnologici che ne conta 1250 nell’Ingegneria,
nell’Ict, nella consulenza e marketing, nel Facility
Management.

“Queste società pubbliche oggi operano nei servizi di mercato,
facendo concorrenza alle imprese private – spiega Ennio
Lucarelli
, vicepresidente di Confindustria Servizi
Innovativi e Tecnologici che continua –. Da una nostra analisi
dei dati presenti nella banca-dati Consoc della Funzione Pubblica,
queste società, che rappresentano circa il 28% di quelle
attualmente censite, per la gran parte controllate e partecipate da
Enti Locali, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane,
appaiono impegnate in attività che, sebbene abbiano poco a che a
fare con i compiti istituzionali, vengono svolte sotto l’ombrello
protezionistico di risorse pubbliche assicurate indipendentemente
dai risultati di bilancio, provocando gravi distorsioni di mercato
e ritardi nello sviluppo e modernizzazione di un settore strategico
quale quello dei servizi innovativi”.

Nel dettaglio, lo studio di Csit evidenzia come vi siano ben 400
società d’ ingegneria e di servizi energetici: queste ultime, in
particolare, rappresentano una novità essendo imprese legate per
lo più al nuovo business delle energie rinnovabili (da questo
numero sono escluse le tradizionali municipalizzate
dell’energia); 200 sono le società pubbliche che si occupano di
servizi immobiliari e Facility Management; 150 quelle attive nel
settore dell’Ict ; 150 lavorano nella Ricerca e Sviluppo,
compresi i laboratori di prove e certificazioni e ben 350 nei
servizi di consulenza e di marketing. Rispetto, invece, al totale
delle partecipazioni pubbliche alla fine del 2009, in Consoc
risultano registrate 7100 società a partecipazione pubblica (4.600
imprese e 2500 consorzi), con un aumento del 5% rispetto all’anno
precedente.

“La crescente presenza pubblica nell’economia di mercato desta
profonda preoccupazione – continua Lucarelli – perché ciò
significa che invece di costruire le condizioni per puntellare la
ripresa offrendo alle imprese un quadro di maggior concorrenza e
opportunità di business, si continua a destinare una quota delle
già scarse risorse finanziarie pubbliche per creare nuovi segmenti
di mercato sottratti alle logiche concorrenziali, destinati a
divenire altrettanti poli di potere e di scarsa trasparenza
dell’azione delle PA”.

Csit ricorda inoltre la quota riferita all’insieme delle
partecipazioni pubbliche in società ed enti sia anche stata
recentemente quantificata dal Ragioniere dello Stato in 17 miliardi
di euro, (oltre il 3% delle spese finali del bilancio dello Stato).
Cifra che – secondo l’alto rappresentante della contabilità
statale – rappresenta risorse pubbliche le quali, essendo impegnate
in Enti strumentali anche nella veste giuridica di soggetti di
diritto privato, nonché a gestioni fuori bilancio o a contabilità
speciali, vengono sottratte al controllo dei tradizionali organi di
riscontro le spese e le entrate delle amministrazioni
pubbliche.

“Ci auguriamo perciò – conclude il vicepresidente di
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici – che, all’attuale
manovra di risanamento dei conti pubblici, segua al più presto una
concreta politica di liberalizzazioni , in quanto via obbligata per
recuperare risorse da investire nello sviluppo, eliminare o ridurre
i tanti ostacoli che frenano l’espansione dell’economia
italiana e la sua evoluzione verso assetti più efficienti”.

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