“Banda larga ovunque”: è questa la missione del governo Renzi. Una mission che procederà lesta, anche grazie al sostegno delle aziende. Stamattina a Palazzo Chigi il premier ha tenuto a battesimo ufficialmente il piano banda ultralarga di Enel Open Fiber (Eof), la costola di Enel espressamente costituita per posare la fibra.
“E’ arrivato il futuro, è arrivato anche in Italia. E la scommessa vera è fare di questo futuro un modo di cambiare la vita della maggior parte delle persone”, ha detto Renzi. Eof avvierà i cantieri in 224 città, per un totale di 7,5 milioni di case, grazie a un investimento di 2,5 miliardi ed un accordo commerciale siglato con Vodafone e Wind, le telco che “garantiranno” l’accensione dei servizi. Alla presenza dell’Ad di Enel Francesco Starace e dei sindaci di Bari, Perugia, Cagliari, Venezia e Catania, le cinque città in cui saranno battezzati i primi cantieri (a Perugia saranno attivi i primi abbonamenti già da maggio), Renzi ha annoverato la banda ultralarga tra le grandi opere infrastrutturali “da sbloccare”. “Il governo è qui per realizzare cose che per anni non si sono fatte, siamo qui per questo, per sbloccare le opere. Compresa la banda larga, che è tra le più importanti”, ha aggiunto il premier. “Siamo pronti a presentare altri progetti al servizio delle città. C’è piena disponibilità, sempre pronti a dare una mano ai soggetti pubblici e privati che danno una mano all’Italia”. Renzi ha sottolineato che il piano sulla banda larga è una “occasione per il futuro per tutti, la banda larga cambia radicalmente la vita”.
Renzi ha detto inoltre che rispetto ad altre opere infrastrutturali, la banda larga necessita di una visione di lungo periodo: “Le infrastrutture non sono più solo quelle tradizionali. Va benissimo mettere a posto le scuole, le strade. E’ fondamentale intervenire per ripulire e fare bonifiche. Ma accanto a questo occorre immaginare l’Italia dei prossimi 30 anni. E qui veniamo alla banda larga”. Il governo si è detto disponibile a “dare una mano a tutti i soggetti che vogliono dare una mano all’Italia”, facendo intendere che la porta è aperta per Telecom Italia.
Il premier ha ricordato che il piano banda ultralarga (Bul) prevede, al 2020, di fornire i 30 Mbps al 100% dei cittadini ed i 100 Mbps al 50% della popolazione. Il tutto grazie a 4,9 miliardi di cui 2,2 già stanziati e destinati alle aree bianche (ora scesi a 1,6 miliardi a seguito dell’esito della seconda consultazione Infratel). Intenzione del governo è anche intervenire anche a sostegno della domanda: “I voucher sono uno dei possibili incentivi. Stiamo negoziando la cosa con la Ue che deve autorizzare affinché non si incappi nelle maglie della normativa sugli aiuti di Stato – ha puntualizzato il sottosegretario Antonello Giacomelli -. Il Cipe sta valutando questa possibilità anche in considerazione degli obiettivi 2020 in cui si parla di abbonamenti attivi, non di copertura”.
Si marcia su due binari: quello delle aree A e B (prevalentemente le città), in cui è alta la competizione fra operatori e in cui sarà portato avanti il piano Enel, e quelle a fallimento di mercato C e D. Confermando quanto annunciato qualche giorno fa via Facebook Renzi ha detto che “le prime gare per i cluster C e D saranno presentate il 29 aprile” in occasione dell’Internet Day in programma a Pisa per celebrare i 30 anni di Internet.
“Col piano appena presentato dal Governo in merito alla completa realizzazione della banda larga pare siamo entrati, finalmente, in un’epoca in cui pubblico e privato, Regioni e Governo possono lavorare insieme e sinergicamente per costruire, a partire dai singoli territori, il futuro del Paese”, ha commentato il presidente di Anitec Cristiano Radaelli. “Come Anitec riteniamo innanzitutto che debba essere salvaguardato il diritto alla connettività di tutti i cittadini e di tutte le imprese, inclusi quelli che risiedono nelle cosiddette aree a fallimento di mercato. È per questo che l’obiettivo dei 30 Mb/s entro il 2020 espresso dal Presidente del Consiglio rappresenta un primo target necessario. In questa fase, infatti, l’Italia non può che essere fortemente impegnata nel miglioramento delle proprie infrastrutture di rete, elemento necessario per consentire lo sviluppo di tutti i settori economici”.
“I medi e piccoli operatori italiani rappresentati da Aiip si ritengono pienamente soddisfatti se il Paese inizia seriamente a realizzare la vera infrastruttura di telecomunicazioni del futuro che deve avere almeno il respiro di 30 anni. Anche le nostre aziende però devono avere un ruolo strategico che è stato fondamentale fino ad oggi nella copertura dei territori digital divide e nei servizi per le Pmi con investimenti nostri e senza aiuti di Stato”. Lo afferma in una nota il presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider (Aiip), Renato Brunetti.