STRATEGIE

“Il futuro delle telco? È il video”

Huawei svela il nuovo approccio al mercato, basato sul concetto di full cloudification. Per il Ceo Eric Xu i carrier hanno tutte le carte in regola per battere gli Over the top sul fronte dei contenuti ad alta definizione e sulle applicazioni a valore aggiunto

Pubblicato il 12 Apr 2016

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Dire che le imprese cercano di cavalcare la digital transformation ormai equivale a dire che puntano a potenziare il giro d’affari. Ma il cuore della questione è, in entrambi i casi, capire come produrre risultati apprezzabili a seconda del settore di riferimento. Rispetto a quello delle telecomunicazioni, Huawei ha un’idea ben precisa: il video è l’applicazione che non solo permetterà agli operatori di tornare a generare margini elevati, ma anche di riequilibrare il tormentato rapporto con gli Over the top, dando vita a nuovi modelli di coopetition (cooperation + competition) basati per l’appunto sulla creazione e sulla distribuzione di servizi e contenuti.

È questo uno dei messaggi più netti passati al Huawei Global Analyst Summit, il congresso – di scena in questi giorni – che ogni anno riunisce a Shenzhen top manager del colosso tecnologico e delle aziende partner, analisti e stampa specializzata. L’edizione 2016 è stata dedicata alla “full cloudification”, evoluzione del concetto di Industry Cloud che Huawei aveva promosso lo scorso autunno alla Cloud Conference di Shanghai.

Dall’IoT (declinato su manufacturing, health, connected vehicle) alle smart city passando per la stragrande maggioranza dei processi di business, in un contesto mondiale in cui il tasso di connettività è aumentato del 5% (fonte: 2016 Global Connectivity Index), l’IT è destinato a funzionare e propagarsi attraverso miliardi di connessioni. Huawei lo sa, ed è per questo che sta disseminando in tutto il mondo i suoi open lab (l’ultimo, inaugurato a Monaco il mese scorso, è per il cloud a supporto degli oggetti intelligenti) con l’obiettivo di costruire un ecosistema composto da più di 600 partner attraverso progetti che nel complesso, nei prossimi cinque anni, assorbiranno investimenti per un miliardo di dollari e coinvolgeranno un milione di sviluppatori. Tutto questo per spingere nel mercato l’unico approccio che secondo il gruppo cinese può garantire non solo la sostenibilità dei servizi digitali, ma anche la loro ottimizzazione: il software defined network, ovvero la gestione delle architetture IT e di rete tramite Cloud computing. Andando oltre il tema della virtualizzazione, la nuvola permetterà di indirizzare le risorse nell’ottica dell’on demand e del real time, a tutto vantaggio della user experience, in totale autonomia e a prescindere dall’ambito applicativo.

Circoscrivendo la filosofia all’ambito telco, quando si tratterà di sostenere il traffico di enormi quantità di dati (come per l’appunto quelli richiesti dal video in alta e altissima definizione, dalle applicazioni di realtà aumentata e virtuale o ancora da quelle di telepresenza), la capacità di allocare la banda e minimizzare la latenza sarà un fattore critico di vantaggio competitivo. Non solo nei confronti dei competitor tradizionali, ma anche rispetto a chi sta mettendo i carrier in quell’angolo di mercato in cui persino le connessioni ultrabroadband rischiano di diventare una commodity.

“Proponiamo a partner e clienti una sinergia end-to-end: con il termine cloudification identifichiamo la cooperazione a cavallo di network, equipaggiamento tecnologico, piano operazionale e servizi”, ha detto Eric Xu, Rotating CEO di Huawei, che ha sottolineato come nonostante molte telco abbiano negli ultimi anni investito in applicazioni destinate a creare valore aggiunto, con il 65% dei gruppi pronti a puntare maggiori risorse per migliorare la user experience, nella maggior parte dei casi i risultati non sono stati quelli sperati. “Ci sono innanzitutto ampi margini di miglioramento sui servizi voce, che rimangono un driver fondamentale. La user experience non è ancora sempre all’altezza, specialmente se si considera che abbiamo a disposizione tecnologie come il VoIP (Voice over IP, ndr) o il VoLTE (Voice over LTE, ndr)”.

La convinzione più forte di Xu, però, è che grazie al video le telco potrebbero costruirsi un posizionamento tutto nuovo. “Il video dovrebbe essere un servizio base, da fornire come la voce”, ha rilanciato il numero uno di Huawei, “sia perché è facilmente percepibile dal consumatore, sia perché a mio avviso i carrier sono meglio posizionati degli Ott per costruire un’offerta efficace. Non solo possono sfruttare le infrastrutture proprietarie, ma anche trarre vantaggio dal rapporto di fiducia instaurato negli anni con i clienti. Senza contare che l’alta definizione, la realtà aumentata e la realtà virtuale possono trasformarsi in prodotti straordinari da offrire anche al mondo enterprise”.

Per compiere questa trasformazione occorre che tutta l’architettura sia rivista in ottica di software defined network, ed è qui che entra in gioco Huawei. “È una mossa indispensabile”, ha precisato Xu, “soprattutto per diventare reattivi come gli OTT ed elaborare nuovi modelli di business che attraverso il video coinvolgano non solo l’entertainment, ma anche per esempio il mondo del commerce e l’education”.

William Mar, Director of Digital Enabling Consulting Business & Network Consulting di Huawei, non ha esitato a parlare di telco che diventano Media & Entertainment company. “In realtà già oggi il video comincia a rappresentare uno dei motori delle revenue per molti operatori, considerato il consumo di dati indotto dalla fruizione. Ma noi immaginiamo i carrier del futuro come aziende video-centriche e per questo stiamo collaborando con gli specialisti dello streaming online e on demand per costruire standard di sistema, contenuti più ricchi e di conseguenza una catena del valore lungo tutta la filiera”.

In Cina la metamorfosi immaginata da Huawei non è più solo un’ipotesi: Qiao Guiping, General Manager della filiale di Sichuan di China Unicom, ha detto senza mezzi termini che il gruppo si sta trasformando da “pipe operator a business operator. Il contenuto è il re”, ha continuato Guiping, “e per questo diventa necessario portare più esperienze sui vari dispositivi, proponendo al cliente un’interazione più spinta e facendo leva sulle applicazioni dell’industry”. Il secondo ambito applicativo su cui è impegnata China Unicom è l’Internet of Things, l’altro fronte rispetto al quale, secondo Huawei, le telco possono costruire use case di successo e contendere buone fette di mercato agli Ott. “La sfida attuale per noi riguarda la costruzione di un ponte tra IoT e communication network che funga da base per un hub dedicato alla casa intelligente capace di gestire sorveglianza, sicurezza, distribuzione energetica e servizi idrici. Abbiamo già quasi un milione di utenti attivi su questa offerta. Nel 2019 saranno tre milioni”.

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