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Smart city, proposta Pd: cabina di regia a Palazzo Chigi

Il provvedimento incardinato presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera prevede la creazione di una struttura che elabori un Piano nazionale ad hoc. Previsti anche strumenti giuridici per le PA locali in grado di facilitare le partnership pubblico-privato

Pubblicato il 18 Apr 2016

F.Me

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Favorire lo sviluppo delle smart city, valorizzando le caratteristiche dei singoli territori all’interno di una strategia nazionale. E’ questo l’obiettivo della proposta di legge Pd (n.3751) – prima firmataria la deputata dem Silvia Fregolent – incardinata presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.

Il provvedimento è stata elaborato in occasione della tappa torinese dell’InnovationTOUR: un progetto di innovazione legislativa partecipata dedicato ai giovani promosso dal think tank Cultura Democratica nelle principali città universitarie italiane.

In particolare, la proposta di legge definisce “Smart city” i luoghi ed i contesti, riferiti agli enti territoriali di livello comunale, metropolitano o di area vasta, nei quali siano stati avviati processi di innovazione ovvero siano stati adottati sistemi tecnologici finalizzati alla gestione innovativa delle risorse e all’erogazione efficiente di servizi integrati. Tali processi di innovazione devono prevedere espressamente l’utilizzo di tecnologie di gestione territoriale che sfruttino le potenzialità della rete e della connessione Internet.

Per favorire la creazione di un ecosistema in grado di sostenere lo sviluppo delle città intelligenti si disegna una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con il compito di assicurare il coordinamento dei processi di innovazione e di sviluppo delle smart city. Compito primario della cabina sarà l’elaborazione di un “Piano nazionale per lo sviluppo delle smart city”, individuando le linee guida e gli standard tecnici e finanziari da seguire nello sviluppo dei processi di innovazione e nell’adozione dei sistemi tecnologici e fornisce, inoltre, assistenza tecnica e supporto al fine di individuare le opportunità di finanziamento dei processi di innovazione, mediante forme di partenariato pubblico-privato, fondi strutturali europei e fondi nazionali.

Nel provvedimento anche l’introduzione di strumenti giuridici innovativi che consentano agli enti locali di creare partnership con altri soggetti pubblici o privati, quali aziende o università, al fine di realizzare concretamente i processi di innovazione descritti. Tra questi: i Campus di innovazione sperimentale, le Fondazioni di partecipazione ed i Distretti urbani di innovazione sperimentale. In particolare i distretti urbani , sulla falsariga di quanto avviene in Usa e Germania – consentirebbero, mediante apporti di capitale privato, la progettazione e la realizzazione di interventi di innovazione urbana all’interno di una predefinita porzione di territorio, nel rispetto degli strumenti urbanistici vigenti, per accrescere i servizi per i residenti e la fruizione dello spazio urbano.

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