La palla passa ad Almaviva e ai sindacati. La sua mossa il ministero dello Sviluppo economico l’ha fatta. Al termine dell’incontro fiume di ieri, il viceministro Teresa Bellanova ha lanciato in campo la sua proposta contenuta in un verbale che impegna sindacati e azienda a mettere nero su bianco i complessi dettagli tecnici. Nuovi confronti sono fissati per il 26-29 aprile.
“Adesso auspichiamo una intesa”, ha detto Bellanova, che dopo avere ascoltato le posizioni delle parti e confermato l’impegno del Governo in ordine alle misure a sostegno del settore, al termine di una lunga trattativa, ha presentato una proposta in sei punti. La proposta prevede la revoca della procedura di licenziamento avviata il 21 marzo scorso. Procedura di licenziamento collettivo che riguarda un massimo di 2.988 lavoratori nelle sedi di Palermo, Roma e Napoli.
La gestione degli esuberi verrà realizzata mediante la sottoscrizione di un contratto di solidarietà difensivo la cui decorrenza non avrà soluzione di continuità rispetto alla scadenza – al 31 maggio 2016 – del contratto di solidarietà difensiva attualmente in corso di applicazione. Il nuovo contratto di solidarietà verrà applicato in tutte le sedi operative di Almaviva Contact, secondo criteri e percentuali di utilizzo stabilite dalle parti, entro la durata massima consentita dalla normativa vigente e in coerenza con le attuali percentuali di riduzione per i siti di Rende, Milano e Catania e in continuità con le percentuali di riduzione previste negli altri siti nel Contratto di Solidarietà attualmente in corso, senza che da ciò possa derivare alcun peggioramento delle condizioni reddituali per i lavoratori interessati.
Almaviva Contact, per la durata di validità del contratto di solidarietà di cui al precedente punto, manterrà attivi i contratti esistenti nelle sedi pertinenza. Le parti avvieranno immediatamente il confronto necessario per la traduzione in accordi cogenti dei principi generali espressi, nonché degli ulteriori aspetti connessi alla più efficiente gestione del servizio, già rappresentati dall’azienda. L’efficacia della presente proposta è da intendersi subordinata al verificarsi di tutti i punti di cui si compone. Le parti saranno mensilmente convocate presso il Ministero dello Sviluppo Economico per una verifica della situazione produttiva e occupazionale al fine di superare ogni eventuale difficoltà che dovesse insorgere nella gestione delle intese.
Almaviva si dice disposta ad accogliere la proposta del governo, ma nell’ambito di una “sostenibilità economica” complessiva che tuteli il business aziendale e i lavoratori stessi. In questo quadro auspica la definizione di un nuovo contratto di solidarietà. Ricordiamo che Almaviva applica la solidarietà dal 2012 su diversi siti, ma che lo strumento non è stato sufficiente per operare un un mercato distorto, caratterizzato dal mancato rispetto delle norme sulle delocalizzazioni di attività in Paesi extra Ue e dall’utilizzo opportunistico degli incentivi per l’occupazione. Una condizione che ha provocato sul perimetro italiano del Crm circa 16 milioni di euro di perdite per l’azienda e ha già comportato ricapitalizzazioni da parte dei Ssoci per circa 50 milioni di euro.
Ma la trattativa si annuncia aspra e i sindacati giudicano difficile conciliare gli obiettivi tra le parti. “Il Governo ha proposto una revoca dei licenziamenti per sei mesi al fine di consentire all’esecutivo di intervenire sui reali problemi del settore, caratterizzato da una concorrenza selvaggia, dalla mancata applicazione delle leggi sulla delocalizzazione all’estero e dal mancato rispetto delle clausole sociali, previste dalla normativa, proprio dalla grossa committenza pubblica – si legge in una nota Slc, Fistel e Uilcom – Questo, insieme a tariffe trascinate al ribasso a causa degli incentivi alle assunzioni, hanno provocato una distorsione della concorrenza che sta mettendo “fuori mercato” tutte le imprese strutturate.
“L’azienda ha accettato il percorso proposto dal Governo solo a condizione di realizzare un’intesa che chiuda la procedura aperta con un accordo – prosegue la nota – certificando in questo modo gli esuberi individuati dall’azienda, con un contratto di solidarietà al 45% per le sedi di Roma e Palermo, al 35% per la sede di Napoli e con percentuali minime per le altre sedi.”
A detta dei sindacati questo intervento insieme alla rigida applicazione delle clausole sociali – chi vince la gara deve assumere il personale che già opera su quella commessa – sono elementi imprescindibili per affrontare la crisi. A ciò si deve aggiungere una modifica dei livelli di qualità del servizio ai clienti, leva che consentirebbe di risolvere molte crisi occupazionali e garantire servizi migliori ai cittadini italiani.
Per Giorgio Serao (Fistel) “tale proposta condannerebbe i 4600 lavoratori di Roma e Palermo, oltre a parte dei lavoratori di Napoli, ad un’intesa che dimezzerebbe il loro reddito Vista la quasi totalità di personale impiegato come part time a 4 ore, si determinerebbe la situazione per cui il personale scivolerebbe sotto la soglia degli 8000 euro annui, causando anche la perdita del “bonus Renzi” di 80 euro, e condannando i lavoratori a dover restituire quanto già percepito nei primi mesi dell’anno. In questo modo, la proposta aziendale determinerebbe lo spostamento in fascia di povertà della maggioranza dei lavoratori dell’azienda.”
“Abbiamo più volte evidenziato l’assoluta inadeguatezza degli ammortizzatori sociali messi a disposizione e la necessità di riconoscere al settore la Cigs consentendo la stipula di accordi di medio periodo che permettano di ricercare soluzioni in grado di azzerare gli esuberi – chiosa Michele Azzola, Slc – In realtà l’incontro di ieri ha evidenziato ulteriormente, ammesso ce ne fosse ancora bisogno, come il problema è e resta quello di intervenire sui contratti di fornitura del servizio che non possono essere strutturati in moda da determinare l’insostenibilità del costo del lavoro “.
“La gravità di tale conseguenza ha impedito di accogliere l’invito del Governo a utilizzare ulteriore tempo per cercare soluzioni strutturali alla crisi, che resta la vera priorità per scongiurare le migliaia di licenziamenti che il settore subirà nei prossimi mesi – aggiunge Pierpaolo Mischi, Uilcom Uil – È chiaro che risulta impossibile chiedere ai lavoratori di accettare la collocazione in fascia di povertà con la prospettiva di essere licenziati entro la fine dell’anno”.