Sei regioni pronte a partire con le gare per portare la banda ultralarga nelle aree bianche. In attesa del disco verde della Commissione Ue – che dovrebbe arrivare a brevissimo – si va avanti con gli accordi operativi fra il Mise e le singole Regioni – a seguito dell’intesa quadro siglata a febbraio scorso (la prima nel suo genere in Italia). Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto le regioni che hanno già trovato l’accordo con il Mise e deliberato lo stanziamento delle risorse pubbliche, fra fondi governativi e regionali. E che dunque quasi certamente saranno le prime a “correre” nelle gare i cui dettagli saranno svelati dal premier Matteo Renzi il prossimo 29 aprile in occasione dell’Internet Day.
L’investimento complessivo nelle aree bianche della Toscana ammonterà a 240 milioni di cui 132,9 milioni del Fondo sviluppo e coesione e circa 107,6 di fondi regionali Fesr e Feasr. Gli investimenti garantiranno i 30 Mbps nelle aree del cluster D e i 100 megabit in almeno il 70% delle zone del cluster C. La banda ultralarga sarà a disposizione di 784mila abitanti per un totale di 364mila unità abitative.
In Lombardia lo stato investirà 381,7 milioni del Fondo sviluppo e coesione e la regione 68,5, mentre in Abruzzo l’investimento pubblico sarà di 99 milioni di euro così ripartiti: 70 statali e 19 regionali. L’Abruzzo è stata la prima regione in Italia ad aver investito tutte le risorse pubbliche possibili per lo sviluppo della banda ultra larga sul territorio regionale.
Oltre 180 milioni di euro all’Emilia-Romagna a cui si integreranno i 75 milioni (dal Por Fesr e Psr Feasr per un totale di 255 milioni per intervenire in tutte le aree bianche. L’accordo consentirà di garantire interventi in tempi rapidi, di utilizzare nuove strategie e tecnologie di scavo, di valorizzare tutte le infrastrutture già realizzate tramite Lepida (società in house della Regione), di unire le competenze di Lepida e quelle di Infratel, di azzerare le diversità tra zona e zona a livello di copertura.
L’intesa programmatica con il Veneto prevede lo stanziamento di circa 400 milioni (315 milioni dallo Stato e oltre 83 milioni di provvista regionale derivanti dai fondi Fesr e Feasr). L’obiettivo è far arrivare la connessione ultraveloce al 70% della popolazione che risiede in tutti i comuni con più di 2.500 unità immobiliari. Saranno interessati dal piano oltre un milione e mezzo di cittadini veneti e almeno una località bianca per ogni Comune. La nuova rete pubblica in fibra ottica verrà messa a disposizione degli operatori per l’erogazione dei servizi veri e propri di connessione.
In attesa che anche le altre regioni passino all’azione l’accordo quadro firmato fra il Mise e la Conferenza Stato Regioni ha stabilito che i 2,2 miliardi assegnati dalla delibera Cipe di agosto 2015 saranno utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D” e “tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione”, ha puntualizzato il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. Dei 2,2 miliardi saranno inizialmente ripartiti 1,6 miliardi che si aggiungono a 1,649 di fondi Fesr e Feasr e a 233 milioni di Pon imprese e competitività per un totale di circa 3 miliardi.
Per rispettare l’equilibrio complessivo 80/20 nella distribuzione delle risorse FSC, già previsto dalla delibera Cipe di agosto, un’ulteriore delibera “da approvare entro il 30 aprile 2016” assegnerà alle sole regioni del Mezzogiorno 1.184.022.398 utilizzabili anche per altre opere infrastrutturali.
Per gli interventi nelle “aree bianche” (a fallimento di mercato) si procederà con un intervento diretto, cioè non più con contributi a fondo perduto ma con la costruzione di una rete che rimarrà pubblica (Stato-Regioni) e che coprirà 7300 Comuni in tutto il territorio nazionale. Nel cluster C l’obiettivo del piano Bul (Banda ultra larga) prevede una copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100Mbps realizzando infrastrutture di tipo Fttb/H e del 30 per cento delle unità abitative ad almeno 30Mbps. Nel cluster D è prevista una copertura a 30Mbps.