Satellite sì, satellite no. L’accordo tra Mediaset e Vivendi ha sancito il passaggio della pay-tv Premium ai francesi che stanno studiando nuove mosse per farne un veicolo profittevole dal punto di vista economico. Tra queste, c’è lo sbarco satellitare. “Fra Mediaset e Vivendi il vincitore sarà Eutelsat“, dicono gli analisti di Exane/Bnp-Paribas: “Ci aspettiamo che Vivendi voglia allargare la distribuzione di Premium via satellite, e Eutelsat è l’operatore migliore su piazza, per questo scopo“.
Bollorè vuole il satellite – Il ceo della media company francese ha fissato il breakeven point di Premium tra il 2018 e il 2019, ma per raggiungerlo bisognerà mettere nuove linfa in un motore che non ha mai generato utile da quando è stato montato. Sui conti di Premium pesa la mannaia dei 605 milioni dei diritti tv legati alla Champions League, la massima competizione calcistica europea, anche se l’Ad dell’ex azionista di maggioranza della pay-tv, Pier Silvio Berlusconi, si è detto convinto che già dal 2019 Messi&Co dovrebbero garantire un profitto. Ciò nonostante, tra un aumento degli abbonati arrivati oltre quota 2 milioni e le nuove aste per i diritti tv di Serie A e Champions League all’orizzonte, il patron di Vivendi Vincent Bollorè vorrebbe inserire lo scacco a Sky: la competizione sul satellite. Ora come ora Vivendi-Canal Plus sono dei “fedeli al satellite“.
Perché sì, perché no – Uno sbarco nello spazio da valutare. Sotto il versante vantaggi, la trasmissione satellitare permetterebbe a Premium di ampliare il proprio bouquet di canali e soprattutto spingere sulla qualità, trasmettendo in Hd e Ultra Hd più di quanto permettono le frequenze del digitale terrestre, e di contenere i costi, visto che un canale sul satellite costa meno di uno digitale. Ma, e qua sta il versante svantaggi, per arrivare a bilanciare costi e benefici ci vuole tempo e soprattutto investimenti sui decoder, rispetto ai quale Premium ha in vigore un accordo con Samsung per la fornitura di dispositivi di ultima generazione.
Che però non è chiaro quando e come verranno messi sul mercato, né se saranno predisposti per la trasmissione satellitare. Sky sotto questo punto di vista si sente tranquilla, con il nuovo decoder Q che arriverà in Italia nel 2017 e che promette di fare di un device un vero e proprio sistema di entertainment. Insomma, Premium rischia di arrivare in ritardo e di farsi mangiare dallo squalo Rupert Murdoch, ma forse il rischio è l’unico modo per aumentare la profittabilità della pay-tv.
In stand-by la trattativa con Eutelsat – Un accordo-quadro per ottenere capacità sui transponder di Eutelsat avrebbe dovuto essere formalizzato a fine ottobre scorso, ma da allora nulla si è più mosso e di firme non si è vista nemmeno l’ombra. Probabile che Vivendi decida ora di riallacciare i rapporti con la compagnia francese e risedersi a tavolino con un’idea precisa: accelerare lo sbarco. Una mossa che non escluderebbe la trasmissione via digitale terrestre, visto che Pier Silvio Berlusconi ha ribadito che l’opzione di uscita dal digitale non viene minimamente presa in considerazione nonostante la ristrutturazione prevista dall’Europa sulle frequenze 700Mhz.
Mentre sul satellite, ha spiegato a margine dell’ultima assemblea degli azionisti, “si vedrà”. In realtà, il passaggio della pay-tv in mano francese cambia le carte in tavola e la volontà di Berlusconi junior potrebbe essere facilmente bypassata dal futuro management di Premium, perché un giro di poltrone ci sarà così come c’è stato in Telecom (che potrebbe far parte di un maxi-accordo commerciale Premium-Vivendi) e Canal+ dopo il passaggio del timone in mano francese. Non sarà intenzione di Bollorè fare il despota in Premium minando i rapporti con il nuovo partner Mediaset, ma uno sprint verso il satellite potrebbe e dovrebbe esserci.
Puzzle complesso tra Parigi e Milano – Non a caso, i legali di Vivendi sarebbero già al lavoro per valutare la possibilità di una doppia distribuzione di contenuti pay che ricalchi una strategia adottata da Murdoch che recentemente ha iniziato a trasmettere contenuti premium sul canale in chiaro Cielo e a rendere fruibili sul satellite i canali in chiaro di Rai e Mediaset (scatenando un contenzioso ancora in essere). I pezzi del puzzle, risulta evidente, sono molti e forse troppi per metterli insieme in poco tempo.
Altri se ne aggiungeranno a breve, tra la liberazione delle frequenze 700 Mhz e lo spettro dell’Antitrust che per ora osserva attentamente le dinamiche lungo l’asse Parigi-Milano. Di pari passo dovrà viaggiare la creazione della nuova piattaforma pan-europea anti-Netflix e il contemporaneo avvio della produzione di contenuti esclusivi da veicolare proprio sull’on demand. Probabile che prima di settembre prossimo, mese in cui verrà formalizzato l’accordo Mediaset-Vivendi, il lavoro di Bollorè e soci continui a vivere dietro le quinte, con l’obiettivo di preparare terreno fertile a chi avrà il compito di rilanciare e risollevare le sorti della pay-tv.