Digital Divide et Impera (Editori Riuniti) è il titolo significativo del nuovo libro di Maurizio Matteo Dècina che sarà discusso a breve nelle aule del Parlamento. Nel testo sono pubblicati i risultati di una analisi statistica inedita sulle relazioni tra indici di sviluppo digitale, indici di trasparenza e legalità, indici di diseguaglianza sociale e indici di libertà di informazione.
Oltre alla preziosa postfazione del professor Francesco Vatalaro, Dècina ha approfondito le tematiche intervistando Luca Attias, responsabile dei sistemi informativi della Corte dei Conti, per fare il punto della situazione su sistemi informativi, e-Government e Smart Cities, soprattutto in un momento in cui le future giunte comunali dovranno fare i conti con il digitale.
L’Ict è dunque il vero fattore anticorruzione? “Certamente, ma non bisogna confondere il digitale semplicemente come uno spot, ma come una opportunità di sviluppo per il Paese”, ha risposto l’autore del libro.
“In questo saggio, comprensibile anche da tutti coloro che si trovino a digiuno di conoscenze informatiche, viene analizzato il caso di Roma Capitale come emblema di una corruzione sempre più dilagante. Vengono quantificati i costi sociali di un sistema obsoleto che si basa su un inefficiente sistema informativo. Una corretta gestione dell’informazione è infatti alla base di qualsiasi sistema legale e trasparente. Da mafia capitale ad affittopoli, dal numero delle prescrizioni giudiziarie all’inefficienza delle partecipate, troviamo fenomeni dovuti in parte anche all’inadeguatezza e alle mancanze dell’Ict. Se nel paese alla rovescia, con faccendieri, cricche, gaglioffi, lestofanti premiati e con gli onesti e capaci perseguitati, ci troviamo ai primi posti per corruzione, agli ultimi per libertà di informazione, dobbiamo dare atto all’autore, di indicare tentativi di vie di uscita anche mediante l’economia digitale neutrale”, (dall’Introduzione di Elio Lannutti).