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La Svezia verso la “cashless society”: un miraggio per l’Italia

La transizione verso una società senza contante al centro del convegno organizzato dall’Ambasciata svedese in collaborazione con Business Sweden. Esponenti delle Banche centrali e business manager a confronto su un’ardua sfida che il Paese scandinavo si appresta a vincere

Pubblicato il 05 Mag 2016

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Stiamo andando verso una società in cui il contante sarà sempre meno utilizzato e la Svezia è l’unico Paese dove la domanda di cash è in discesa, mentre in altri tale indice risulta piuttosto stabile”. È stato Björn Segendorf adviser e researcher al Financial Stability Department della Sveriges Riksbank, la Banca centrale di Svezia, a delineare le sfide future per la creazione di una cashless society. Un’ambizione, quasi un sogno per l’Italia innamorata del contante, che è stata al centro del convegno “Towards a Cashless Society?” tenutosi ieri presso la residenza dell’ambasciatore svedese in Italia Robert Rydberg.

Un momento di confronto, organizzato dall’Ambasciata di Svezia in collaborazione con Business Sweden (organizzazione governativa svedese, ndr), aperto proprio dall’analisi di Segendorf, che ha spiegato la tendenza svedese verso la “società senza contanti” parlando di “un processo non guidato dalle dinamiche di mercato”, ricordando come dal 2010 al 2014 i pagamenti cash nel Paese scandinavo siano scesi da 37 al 23% del totale. Il funzionario della Sveriges Riksbank ha sottolineato che “accettare pagamenti cash comporta dei costi di back-office, deposito e altri che spesso i retailer sottovalutano o non valutano affatto”. Sul processo di transizione cashless, ha aggiunto, incide “profondamente il comportamento di merchant e consumatori” mentre nessun effetto arriva dalle criptovalute come i bitcoin, che “quantitativamente sono così poco diffusi da non aver quasi alcun impatto”.

Dopo di lui ha preso la parola Guerino Ardizzi, economista della Banca d’Italia, che ha focalizzato il proprio intervento sui pagamenti elettronici, descritti come “driver fondamentale per stimolare l’innovazione ed elemento portante del futuro digital single market”. Secondo il funzionario di Bankitalia il nostro Paese “non raggiungerà la Svezia in pochi anni, ma ci sono margini per accelerare: qualcosa sta cambiando anche qua da noi”. Ardizzi ha sostenuto che “l’Europa sta facendo passi in avanti sulla salvaguardia grazie al PSD (Directive on Payment Services, la direttiva comunitaria sui servizi di pagamento, ndr) e anche l’Italia ha elaborato regole per incoraggiare i micropagamenti”.

Nessun accenno alla questione culturale, trattato invece da Amedeo Lupinelli, country manager Italia di 24 Solutions, società specializzata nei campi della sicurezza, dell’alta disponibilità e della compliance: “L’Italia deve crescere innanzitutto dal punto di vista culturale, anche se è pur vero che innalzare la fiducia nell’e-payment è compito di chi sviluppa le soluzione i sistemi di pagamento online”. Secondo Lupinelli, sono 3 le vie migliori per spingere la transizione verso una cashless society: “Lavorare sugli incentivi: in Portogallo mettono in palio un’Audi a settimana per chi paga con la carta di credito mentre la Corea del Sud ha previsto la deducibilità di alcune spese pagate elettronicamente. Ma anche ridurre i costi e migliorare la sicurezza”. Secondo il manager di 24 Solutions è inoltre “fondamentale investire sull’e-commerce per dare un impulso deciso all’addio al contante”.

Per João Pedro Duarte, Country manager Southern Europe di SEQR, servizio di mobile wallet, non ci può essere cashless society senza 4 fattori, ossia “connettività, disponibilità di soluzioni mobile, accettazione da parte dei venditori delle nuove frontiere hi-tech e adozione di queste nuovi sistemi sul lato consumer”. Sul lato merchant, ha aggiunto Duarte, “ad una riduzione dei costi deve accompagnarsi una strategia di loyalty e di customer experience che permetta di conoscere più a fondo le esigenze dei clienti”, mentre sul lato acquirenti “la partita si gioca sulla semplicità, che è un fattore sempre apprezzatissimo”. Presenti anche alcuni esponenti del World Food Programme e della European House – Ambrosetti, che hanno raccontato alla platea alcuni scenari di mercato prima di ridare la parola all’ambasciatore svedese Rydberg, che ha spiegato come il convegno di ieri sia stata solo una prima tappa per avvicinare l’audience dei policy maker e degli influencer italiani alla case history di successo svedese. Perché in Svezia la cashless society si appresta a divenire realtà, mentre in Italia il solo pensiero suona come un lontano miraggio.

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