STRATEGIE

Innovare comprando startup. Così le imprese risparmiano

Quella che sembrava un’abitudine esclusiva dei giganti digitali come Google, Facebook e Twitter si sta diffondendo lentamente anche tra grandi imprese e Pmi italiane. Nel 2014 le acquisizioni più significative hanno riguardato l’editoria con le operazioni di Rcs e di Mondadori

Pubblicato il 25 Mag 2016

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Fare innovazione acquisendo startup per risparmiare in costi di ricerca&sviluppo, trovare nuove tecnologie e arrivare prima sul mercato. Quella che sembrava una buona abitudine riservata soltanto ai giganti digital del calibro di Google, Facebook e Twitter si sta diffondendo lentamente anche tra grandi imprese e Pmi italiane. Se prima il fenomeno si riduceva a pochi casi isolati, anche perché l’ecosistema aveva dimensioni più ristrette, negli ultimi tre anni sono state decine le società che hanno scelto di percorrere questa strada di open innovation.

Nel 2013, quando questa tendenza ha cominciato a intensificarsi, tra i casi più importanti c’è stato l’investimento nella sartoria online Lanieri da parte del lanificio biellese Reda (vedi articolo sotto), che è diventato insieme ad altre aziende tessili della zona l’azionista di maggioranza della startup e l’acquisizione della startup biotech bolognese Silicon Biosystems, ideatrice di un sistema per l’individuazione precoce di cellule tumorali rare presenti nel sangue, da parte del colosso farmaceutico Menarini. Nel 2014, le operazioni più significative si sono registrate nel settore dell’editoria e dell’informazione: Rcs MediaGroup, il gruppo che edita il Corriere della Sera, ha acquistato la piattaforma di citizen journalism YouReporter.it.; Mondadori ha comprato il 75% dell’agenzia di digital marketing Kiver; Appsbuilder, startup che ha sviluppato una piattaforma per creare app è diventata la proprietaria della piattaforma americana di digital publishing Paperlit; Applix, specializzata in soluzioni mobile per aziende, ha rilevato la maggioranza di bSmart, azienda che sviluppa servizi digitali nell’ambito della formazione.

Il 2015 è stato uno degli anni più movimentati sul fronte delle acquisizioni. Il gruppo meccanotessile Santex ha comprato l’80% di Solwa, che realizza tecnologie innovative per la produzione di energia tra cui DryWa, che permette di essiccare i fanghi di scarto trasformandoli in fonti rinnovabili. Bravofly Rumbo Group, multinazionale quotata in Borsa a Zurigo ma con founder italiano, Fabio Cannavale, ha acquisito Map2app, piattaforma per trasformare i contenuti geolocalizzati in app. Sul fronte dell’healthcare, Sapio Life, controllata dal Gruppo Sapio attiva nel settore del salute, ha preso il controllo di Pazienti.it, la community che mette in contatto pazienti e medici. «Cercavamo da tempo una via per entrare nel digitale», ha detto a EconomyUp il vicepresidente di Sapio, Maurizio Colombo. «Quando abbiamo avuto l’occasione di rilevare un sito con 40mila contatti al giorno, lo abbiamo fatto volentieri: ci avrebbe permesso di capire le preoccupazioni dei pazienti e di sviluppare nuovi servizi». Sempre nel 2015, ha destato interesse, tra gli altri, l’acquisto da parte di Teamsystem, azienda che produce software gestionali, di Fatture in Cloud, startup per gestire la fatturazione fondata dal giovanissimo Daniele Ratti (23 anni).

E veniamo al 2016, che nel primo trimestre ha già visto numerosi deal. A partire da quello di Applix, che a gennaio è giunta alla terza acquisizione della sua storia rilevando Melazeta, azienda attiva nel digital branded entertainment. Nello stesso mese, Sia, società specializzata nello sviluppo di piattaforme per pagamenti digitali ha acquisito Ubiq, spin-off dell’Università di Parma che ha sviluppato un’app di couponing digitale, T-Frutta, che fa guadagnare denaro a chi fa la spesa. «Il nostro obiettivo è agire come partner industriali di questa società e mettere a loro disposizione nostri asset come i sistemi informatici e la clientela, lasciando però autonomia di sviluppo», ci ha spiegato Nicolò Romani, responsabile dell’Innovation Lab di Sia. Le operazioni però non sono tutte rivolte verso le nuove imprese innovative italiane. Per esempio, a inizio anno Archiproducts, piattaforma online per il design che ha sede a Bari, ha annunciato di aver comprato la maggioranza di Sayduck, startup finlandese con sede a Londra che ha sviluppato una tecnologia di realtà aumentata per visualizzare oggetti di arredamento. Il flusso però non va solo dall’Italia verso l’estero, ma anche al contrario. È il caso di BuzzMyVideos, startup londinese cofondata dall’italiana Paola Marinone (vedi articolo nella pagina accanto), che ha fatto “shopping” in Italia acquisendo Make Tag,startup di Cagliari.

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