LA VERTENZA

Ibm-sindacati, è accordo: no ai licenziamenti, solo uscite volontarie

Roberta Turi (Fiom-Cgil): “Premiata la nostra lotta”. Nicola Alberta (Fim-Cisl): “Ora confronto al Mise”. Ariel Hassan (Uilm): “Rimangono le preoccupazioni per il futuro”. Raggiunta la soglia delle 100 adesioni alla proposta di incentivi per lasciare il posto di lavoro

Pubblicato il 20 Mag 2016

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Il fattore che ha reso possibile l’accordo tra Ibm e sindacati sui 100 licenziamenti annunciati è stato probabilmente il fatto che la società è riuscita a ottenere tra i lavoratori proprio 100 adesioni volontarie e irrevocabili al piano di incentivi per l’uscita. L’ipotesi di accordo, infatti, sottoscritta ieri sera in Assolombarda e condivisa da tutte le organizzazioni sindacali, prevede l’uscita dei soli lavoratori che, volontariamente, decideranno di andare in mobilità a fronte di un incentivo economico.

Gli incentivi prevedono una crescita graduale delle mensilità riconosciute a chi aderisce alla proposta: si parte dalle 20 mensilità per i dipendenti con meno di 41 anni per passare a 23 per i dipendenti con più di 41 anni, e crescere gradualmente (25 se chi aderisce ha più di 46 anni, 27 per chi ne ha più di 51 e 30 per gli ultracinquantaseienni).

Gli esuberi erano inizialmente 290, scesi poi a 100 dopo che l’azienda aveva raggiunto un accordo con federmanager sul futuro dei 190 dirigenti coinvolti nella procedura. Per diventare operativo ora l’accordo dovrà essere votato in un referendum vincolante dai lavoratori dell’azienda.

Ibm, inoltre, si è impegnata a fornire alle organizzazioni sindacali, in un incontro da tenersi nelle prossime settimane, un quadro dell’andamento dell’attività dell’impresa, delle scelte e delle previsioni dell’attività produttiva e delle implicazioni che gli investimenti dovrebbero avere sull’occupazione.

“Grazie alle iniziative di lotta unitarie, culminate nella manifestazione del 17 maggio davanti al Parlamento, siamo riusciti a fare un accordo positivo che impedisce i licenziamenti unilaterali – afferma Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom Cgil – Questo però non ci farà abbassare la guardia. In Ibm è in atto un cambiamento profondo, che sta focalizzando il gruppo sul business del ‘cognitive computing’. Una trasformazione che auspichiamo porti a un impatto positivo sull’occupazione, bloccando il processo di riduzione del perimetro delle attività svolte in Italia”.

“La Fim Cisl – afferma Nicola Alberta, segretario nazionale della Fim Cisl – esprime soddisfazione per l’intesa perché si tutelano i lavoratori e si impediscono i licenziamenti, ma ribadisce la richiesta principale alla base della lotta dei lavoratori e dei sindacati che è quella delle prospettive e dell’assetto del gruppo nel nostro Paese, nei vari segmenti di attività del software, dei servizi avanzati e dell’assistenza ai clienti. Per questo la Fim insiste per un serio confronto al Ministero dello Sviluppo Economico con la multinazionale per avere informazioni e garanzie sui programmi di investimento e sulla salvaguardia dell’occupazione. Il nostro Paese deve consolidare il patrimonio industriale e le attività di ricerca nel settore strategico dell’Information and communication technology.

“Sapevamo che l’accordo poteva essere raggiunto – commenta Ariel Hassan, segretario della Uilm Roma – L’obiettivo adesso è quello di dare vita a un confronto a più ampio raggio. Siamo preoccupati per eventuali futuri piani di ristrutturazione dell’azienda, e su questo, quindi sui piani industriali, sarà necessario aprire un confronto approfondito”.

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