LA PROTESTA

Call center, affondo dei sindacati: “Norme sulle delocalizzazioni mai applicate”

Da una settimana alcuni lavoratori Almaviva fanno chiamate di controllo per verificare il rispetto delle norme. La Slc-Cgil: “In nessun caso viene data possibilità di scegliere tra operatori in Italia e all’estero”

Pubblicato il 24 Mag 2016

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L’obiettivo è quello di raggiungere nei prossimi giorni le mille chiamate, e verificare se i committenti dei call center rispettino le norme sulle delocalizzazioni, che prevedono che agli utenti venga chiesto se accettano di essere assistiti da operatori che hanno sede all’estero.

“Nell’arco degli ultimi 7 giorni alcune lavoratrici e alcuni lavoratori delle sedi di Almaviva – si legge in una nota della Slc Cgil – si sono organizzati per effettuare chiamate di controllo ai numeri verdi di varie committenze, al fine di verificare l’effettivo rispetto della normativa vigente in materia di delocalizzazione dei servizi del customer care.

L’obiettivo di questa verifica, prosegue il comunicato, è quello di coadiuvare le ispezioni del Ministero dello Sviluppo Economico in corso in queste settimane, “per il comune fine di fotografare in modo chiaro la situazione dei call center in Italia e all’estero e trovare delle soluzioni utili ad arginare il fenomeno delle delocalizzazioni del lavoro”.

Tra i servizi clienti contattati, specificano dal sindacato, i numeri verdi di Acea, Amazon, Apple, Fastweb, Groupon, H3G, Sky, Telecom, Vodafone, Wind.

Le chiamate effettuate finora in totale sono 365: di queste – prosegue la nota – 176 hanno ricevuto risposta da operatori situati all’estero. Soltanto il servizio clienti di Vodafone, che risponde al numero 190, avvisa che la risposta verrà data dall’estero. “In nessun caso – denunciano dal sindacato – è stata data la possibilità di scelta tra la risposta da parte di un operatore in Italia e quella di un operatore all’estero, come invece previsto dall’art. 24 bis del decreto legge n. 83/2012, convertito nella n. 134/2012”.

Balza comunque all’occhio in modo impietoso lo stato di disapplicazione di una legge dello Stato, in vigore da ormai quattro anni – conclude il comunicato – Viene da chiedersi se fosse necessario arrivare a una situazione di crisi del settore dei call center, grave come quella che ci troviamo di fronte, prima di affrontare seriamente la situazione, obbligando le aziende ad applicare una norma già esistente”.

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