ASSEMBLEA TELECOM ITALIA

Telecom, Cattaneo: “Non solo tagli ma anche crescita e qualità”

“Ci vuole un cambio di passo e una marcata discontinuità”. Dall’assemblea di Telecom anche una rassicurazione ai dipendenti: “Non c’è ridimensionamento di personale né taglio degli investimenti”

Pubblicato il 25 Mag 2016

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Come meritarsi uno stipendio (con bonus vari) di 40 milioni in cinque anni (o magari in uno soltanto, se qualcosa va storto con gli azionisti)? È il grande problema personale di Flavio Cattaneo, nuovo amministratore delegato di Telecom Italia la cui remunerazione, approvata dall’assemblea degli azionisti, è stata oggetto di molte critiche.

L’impegno è chiaro: andare oltre i target della gestione precedente. E in fretta. Che in termini di costi significa risparmi che passano dai 600 milioni del piano Patuano ai 1.800 milioni del piano Cattaneo. Il turn-around è drastico, non c’è dubbio.

L’assemblea tenutasi oggi nella sede Telecom di Rozzano (MI) ha fornito a Cattaneo la prima occasione di confronto con tutti gli azionisti, non soltanto con i francesi di Vivendi presenti in consiglio di amministrazione. I quali, come ha fatto capire a chiare lettere l’amministratore delegato del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine, lo appoggiano totalmente. Anche sui bonus: “La remunerazione è allineata con l’interesse degli azionisti”. Come dire: se Cattaneo porta a casa un miliardo di risparmi in più, 40 milioni sono una cifra più che meritata.

Anche se, va detto, Franco Lombardi, il combattivo presidente dell’associazione dei soci-dipendenti Asati, ha approfittato dell’occasione per tornare a denunciare una remunerazione da lui ritenuta fuori da ogni parametro delle telco internazionali. Ed anche per ipotizzare una eventuale azione di responsabilità nei confronti di qui consiglieri che si sono opposti lo scorso anno alla proposta dell’allora amministratore delegato Marco Patuano di acquisire il controllo di Metroweb a un prezzo decisamente più contenuto rispetto alle quotazioni raggiunte oggi dalla società milanese dopo lo scontro per il controllo fra Telecom ed Enel. Obiezione cui ha risposto in assemblea lo stesso Recchi: “Tutto il cda era contrario all’ipotesi di condominio con altri operatori avanzata allora”.

Un cambio già in corso visto che “in questi primi due mesi di lavoro, ci siamo dedicati alla messa in sicurezza della redditività grazie ad un piano di contenimento dei costi articolato in oltre 50 progetti di efficienza. Sono operativi e stanno producendo risultati che vedremo già nel trimestre in corso”.

Cattaneo ha comunque tenuto a sottolineare che la sua non è soltanto una strategia di risparmi di costo (“giustificati anche moralmente”) ma altresì la scelta di un “cambio di passo e di una marcata discontinuità gestionale”.

Limitarsi al taglio dei costi, infatti, rischia di finire in un vicolo cieco se Telecom Italia non troverà la strada della crescita abbandonando l’inesorabile calo del fatturato che l’ha accompagnata negli ultimi anni.

Secondo Cattaneo, il contenimento dei costi avviene “senza togliere un solo euro allo sviluppo e agli investimenti nel core business, senza mettere in atto alcun ridimensionamento all’organico di impiegati attualmente esistente”.

Il futuro per il nuovo Ad è chiaro: “Abbiamo già ridefinito la strategia di sviluppo delle nostre reti secondo tre linea guida. Un più rapido e capillare roll out del piano Ftth per massimizzare l’efficacia delle azioni di marketing; l’utilizzo combinato delle tecnologie rame e fibra e delle diverse alternative architetturali (Fttc, Fttb, Ftth), con l’obiettivo di raggiungere la clientela nel modo più efficiente, l’anticipazione degli obiettivi di copertura 4G e di qualità del segnale”.

Sul tema insiste anche il presidente esecutivo Giuseppe Recchi secondo cui “turn-around significa invertire una tendenza rivitalizzando e rafforzando il valore e la qualità dei nostri servizi e dei nostri prodotti, adattando il nostro modello di business alle nuove esigenze dei nostri clienti all’evoluzione del contesto competitivo di mercato”.

Con un occhio, però, anche alla concorrenza che si fa più vivace anche nel settore della fibra dopo la decisione di Enel di posare una propria rete. E non manca un messaggio a politica e autorità regolatorie: “Affinché la concorrenza possa portare i benefici auspicati è indispensabile che i soggetti presenti sul mercato possano competere ad armi pari. Oltre a garantire un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture di altri soggetti”.

Più che di un incumbent, sembra il discorso di un new comer. Ed infatti, la conseguenza del ragionamento di Recchi sembra quasi obbligata: “In un evidente mutamento dello scenario competitivo, si renderebbe necessario anche rivedere gli obblighi oggi in capo alla sola Telecom Italia”.

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