Nelle aree a fallimento di mercato, quali quelle dove opera FiWare (Langa e Monferrato Piemontese), l’unico modo per raggiungere i clienti è quello via radio. FiWare utilizza Hiperlan. La morfologia del territorio, piena di piccole valli, fa sì che siano necessari molti ponti radio per soddisfare anche pochi utenti: il proliferare di piccoli operatori come noi genera perciò un consumo intenso di frequenze radio.
Questa situazione ha come conseguenza un disservizio al cliente finale dovuto alle numerose interferenze. Alcuni provider di livello nazionale investono ingenti quantità di risorse in concessioni di frequenze dedicate e risolvono il problema. Però la grande dimensione di questi provider impedisce loro di dedicarsi con capillarità alla diffusione della BUL in aree ricche di valli e vallette. Capillarità resa possibile da piccoli provider come noi.
Tutti quei piccoli provider locali – FiWare di sicuro – vorrebbero poter usare, per la sola area di propria copertura, una frequenza in modo esclusivo, in modo tale da abbattere il fenomeno delle interferenze ed assicurare un servizio di qualità ai clienti finali. Ma un’assegnazione di frequenze di questo genere non mi pare sia percorsa dal Mise. O se è prevista, risulta molto onerosa per l’operatore.
La domanda che al governo è la seguente: in un periodo storico nel quale stiamo parlando di spendere moltissime risorse pubbliche nelle aree C e D per potenziare le dorsali, ma dimenticando completamente l’ultimo miglio, non potrebbe avere senso assegnare in modo quasi gratuito l’uso di frequenze localmente ai provider locali? Tra l’altro senza far spendere un euro alle provate casse statali…