Produttività, innovazione, investimenti e Industria 4.0. Sono questi gli elementi contenuti nel discorso all’Assemblea del neo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che, secondo il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania costituiscono “un segnale chiaro” che “il ruolo della trasformazione digitale è centrale” per la crescita dell’ecosistema imprenditoriale italiano. Ma non è tutto, anzi: “Noi siamo già pronti con un progetto mirato”, annuncia all’Adnkronos Catania, sottolineando che nel nuovo Advisory Board di Confindustria, di cui è stato nominato membro da Boccia, il suo contributo” sarà sulla digitalizzazione”.
“A breve lanceremo il progetto Trasformazione Competitiva Digitale. Legare produttività, innovazione e investimenti alla crescita e alla competitività è un’equazione possibile. Dobbiamo puntare a recuperare quel 20% di manifattura sul Pil che avevamo prima”. La strada, spiega, è “iniettare innovazione digitale nelle aziende” e un passo fondamentale risiede nella necessità di “introdurre la trasformazione digitale in tutti i rapporti di impresa”.
La via italiana di Industria 4.0 “sono le filiere” e bisogna rendere “più dinamico e veloce il rapporto con l’ecosistema dei fornitori, integrando i clienti nei propri processi di impresa attraverso i social network ma anche utilizzando di più i Big Data, valore potenziale enorme di conoscenza del mercato”.
Riguardo l’iniezione di digitale nei processi aziendali, spiega Catania, “molte imprese sono ormai pronte perché sta crescendo la consapevolezza di questo inevitabile salto di innovazione. Già oggi esistono esempi straordinari di aziende e imprenditori innovativi in Italia, ma l’innovazione deve diventare un fattore sistemico sia nel privato che nel pubblico”. Per questo, come Confindustria Digitale “ci stiamo muovendo sul tutto il territorio italiano per coinvolgere il management. Vogliamo portare agli imprenditori il ‘come fare’ la digitalizzazione”.
Il numero uno dell’Associazione punta poi il dito su un obiettivo topico: la formazione. “Le imprese devono puntare alla formazione digitale all’interno dell’azienda attraverso i cosidetti ‘angeli digitali‘, esperti con competenze tecnologiche e dei diversi modelli di business, a supporto dei progetti di digitalizzazione delle Pmi”. Startupper, incubatori universitari, farmlab “devono poi venire sempre più a contatto con le imprese: in questo modo, la contaminazione sarà inevitabile“.
Contemporaneamente, il raggio della formazione “si deve allargare al mondo dell’istruzione, puntando all’alternanza scuola-lavoro”. Il digitale, spiega ancora, “parte dall’alto, dai Consigli di amministrazione”. Servono un “cambio di passo delle competenze ed una nuova visione del lavoro: è una grande sfida per tutti”.