Girl power negli emoticon, Facebook lancia la sfida a Google

Il social network disegna per Messenger una serie di nuove “faccine” in chiave femminista e rispettose della diversità razziale: “Vogliamo creare un mix più rappresentativo del mondo in cui viviamo”. Anche BigG studia gli emoji che “raccontano” la donna nei posti di lavoro

Pubblicato il 03 Giu 2016

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Largo alle donne. Facebook accetta la sfida di Google in chiave femminista e lancia per la sua chat Messenger una serie di nuove emoji, le popolari faccine usate su chat e social network, che hanno come tema il potere delle donne e anche la diversità razziale. “Vogliamo creare un mix più rappresentativo del mondo in cui viviamo”, spiega la società.
Pochi giorni fa Google ha fatto domanda per nuove faccine che rappresentino meglio le professioni femminili, mentre Apple più di un anno fa ha lanciato le emoticon multi etniche e gay friendly. Una corsa della Silicon Valley al politically correct che rappresenta anche un business.

“Circa il 10% degli invii su Messenger includono emoji. Hanno cambiato il modo in cui comunichiamo ma spesso gli utenti non trovano le emoticon che cercano soprattutto quelle che riguardano la diversità di genere e i colori della pelle”: cosi’ Facebook spiega il lancio di 1500 nuove faccine, di cui circa 100 dedicate al “girl power” e alla diversità razziale. Nei prossimi giorni quando scriveremo un messaggio su Messenger potremo aggiungere dunque l’emoji della donna-poliziotto, della nuotatrice, della surfista, della soccorritrice e tante altre in chiave femminile e tutte declinabili con un diverso colore della pelle. L’aggiornamento arriverà in tutto il mondo e su tutte le piattaforme, incluse le applicazioni per iOS e Android.

La novità segue di pochi giorni quella di Google che sta studiando nuove emoji che promuovono la donna nei posti di lavoro. Volti femminili con casco, camice, cappello da chef sono, infatti, alcuni dei simboli che il team di BigG ha proposto all’Unicode Consortium, l’organismo no-profit che si occupa della standardizzazione dei caratteri digitali. Pioniera di una svolta rispettosa della diversità è stata Apple che nel febbraio 2015 ha lanciato le faccine multirazziali e gay-friendly.

Nate in Giappone verso la fine degli anni ’90, le emoticon sono diventate un fenomeno globale soprattutto nell’era dei social network e delle chat. L’emoji che ride con le lacrime agli occhi è stata proclamata “parola del 2015” dal prestigioso Oxford Dictionary e persino la Bibbia è stata tradotta in emoticon. Le faccine sono diventate per la Silicon Valley anche un bel business: secondo dati della società di analisi Flurry riferiti al 2015, sugli smartphone le app che contengono le emoticon hanno avuto un boom del +344%, superando anche i giochi.

Senza contare che le emoticon etniche rispondono pure alla crescente importanza che i mercati emergenti ricoprono nella composizione del fatturato dei big della tecnologia. Le emoji sulle donne e la diversita’ razziale sono forse anche un modo per le società hi-tech di lavarsi un po’ la coscienza: da Apple a Google a Facebook – solo per citarne alcune – tutti i report aziendali segnalano infatti che la maggioranza dei dipendenti sono ancora uomini e bianchi.

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