L’impiego dei robot nel campo della logistica causerà nei prossimi 10 anni la perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro. E se si rivolge lo sguardo al 2020, tra quattro anni impiegare nel settore un automa costerà dal 20 al 40% in meno rispetto a un operaio in carne e ossa, oltre che assicurare all’azienda un aumento della produttività. E’ quanto emerge da un recente studio pubblicato da Roland Berger sull’impiego dei Robot nel settore della logistica. Secondo i dati raccolti dalla società di consulenza internazionale oggi un automa costa in media tra i 18 e i 20 euro l’ora, contro i 14-15 euro di un operaio. Proporzione però destinata a invertirsi da qui al 2020, quando un robot arriverà a costare anche la metà rispetto a un operaio.
Ma il rischio disoccupazione può essere meno grave di quello che sembrerebbe di primo acchito: la disoccupazione generata dall’innovazione tecnologica “tende a essere riassorbita nel lungo periodo”, spiega Marco Centra, responsabile del servizio statistico di Isfol, durante l’audizione presso la commissione Lavoro della Camera riguardo le conseguenze dell’innovazione tecnologica sull’occupazione. “Le condizioni per far sì che questo assorbimento si verifichi in tempi brevi derivano dall’efficienza del sistema. La formazione obbligatoria del disoccupato, insieme al sussidio – conclude Centra – è la strada che l’Italia sta percorrendo. L’integrazione tra politiche attive e passive va nella direzione di riassorbire più velocemente questo tipo di disoccupazione”.
Ma al di là del singolo settore della logistica preso in esame dallo studio di Roland Berger, gli investimenti delle aziende sulla robotizzazione della produzione stanno crescendo in maniera costante e a ritmo sostenuto. Per dimostrarlo il quotidiano Libero cita un passaggio del saggio “il nostro futuro” di Alec Ross, consulente tra gli altri di Obama e Clinton: “L’investimento del capitale di rischio nella robotica – afferma – sta crescendo rapidamente. In soli tre anni è più che raddoppiato, passando dai 160 milioni di dollari del 2011 ai 341 del 2014. Il richiamo per gli investitori è ovvio: il mercato dei robot di consumo potrebbe raggiungere i 39 miliardi di dollari entro il 2017, e quello dei robot industriali toccare i 40 miliardi entro il 2020”.
Tra i settori in cui l’uso dei robot sta diventando sempre più intensivo c’è quello della sanità, dove agli automi vengono affidati anche una serie di interventi chirurgici: “il numero di procedure sanitarie robotiche cresce di circa il 30 per cento l’anno – sottolinea Ross – e più di un milione di americani si sono già sottoposti alla chirurgia robotica”.
La ricaduta occupazionale di questa dinamica potrebbe essere pesante, secondo l’esperto statunitense: “Il 47% dei lavoratori americani corre un alto rischio di essere robotizzato – afferma Ross – e per un altro 19% il rischio è di livello medio”.