INTERNET OF THINGS

IoT, la rivoluzione “euforica” di Ptc e l’incognita industria 4.0

Jim Heppelmann, ceo e presidente del colosso dell’Internet of Things: “Sensori, robot, cloud, Vr e intelligenza artificiale: assisteremo ad una digital enabled transformation. Sarà la user experience a fare la differenza”. Ma la prospettiva americana rischia di scontrarsi con i piani dell’Ue

Pubblicato il 08 Giu 2016

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Un cambio di paradigma. La creazione di una nuova realtà, più complessa e “ricca” di informazioni, in cui accanto ai prodotti e apparecchi fisici nascono delle controparti digitali, collegate da reti capaci di raccogliere e processare le informazioni arricchendi piattaforme fatte di sistemi. Con il rischio però che la visione sia molto “americana” e poco compatibile con le strategie europee germanocentriche di Industria 4.0

Tuttavia, lo scenario che Jim Heppelmann disegna per il futuro è quello di un uomo che ha fondato e guida l’azienda giusta al momento giusto: Ptc, colosso della Internet of Things, da anni persegue una politica di acquisizioni mirate e strategiche che, durante l’appuntamento di quest’anno a Boston per il suo annuale LiveWorx, appaiono sempre più azzeccate e tengono l’azienda un passo avanti rispetto ai tempi.

“Come dice la legge creata da Ray Amara – spiega Heppelmann – nel breve tendiamo a sovrastimare le nuove tecnologie ma nel lungo a sottostimarle. È quello che succede con la IoT: abbiamo capito che ci saranno miliardi di apparecchi connessi, sensori ovunque, e questo ha creato una condizione di mercato favorevole, ma ancora non ci rendiamo conto di quale trasformazione questo porterà nel lungo periodo“.

La Internet of Things è un gigantesco “game changer” per il settore della tecnologia. Un fattore di cambiamento talmente radicale che avrà conseguenze trasformative sul Dna stesso dei prodotti. Sensori, attuatori, robot, ma anche cloud e intelligenza artificiale. L’elemento di novità più spettacolare sul quale Ptc punta molto quest’anno è non solo l’integrazione fra sensori e sistemi, ma anche la modalità di visualizzazione dei dati. Con la realtà aumentata e realtà virtuale, fuse assieme in soluzioni che l’azienda bostoniana sta portando avanti per il mercato professionale B2B, si può arrivare a quella che Heppelmann chiama “digital enabled transformation”. Il paradigma non sono più le app ma le “experience”, le esperienze di prodotti, funzionalità, modalità d’uso. La possibilità di vedere un progetto proiettato in 3D nel mondo reale, esplorarlo dall’interno, ma anche poter sovraimporre informazioni raccolte e filtrate da sistemi di machine learning di un apparato industriale per verificarne il buon funzionamento e lo stato attuale, grazie a “fumetti” virtuali in sovrimpressione.

“Molto spesso – spiega Eric Van Gemeren di FlowServe, uno dei più grandi attori al mondo di impiantistica industriale – gli apparati come pompe e condotte di una centrale elettrica o di un reattore nucleare sono estreamente complessi, raccogono migliaia se non milioni di informazioni al secondo, ma non sono strumentate sul campo, rendendo difficile per i tecnici capire quando ci sono realmente problemi e come individuarli”. Un problema che IoT e realtà aumentata possono risolvere molto semplicemente. Così come l’attivazione di funzionalità per i sistemi in leasing di Caterpillar: “La trasformazione abilitata dalla digitalizzazione – dice Terri Lewis di Caterpillar – è quella che permette di utilizzare gli IoT sul campo, con l’aiuto di sistemi di machine learning che offrano una interpretazione dei dati”. Programmare la manutenzione, gestire in modo automatico e autonomico il funzionamento degli impianti, ridurre il downtime legato ai malfunzionamenti, è un vantaggio che può averr un impatto miliardario sulla produttività del solo settore industriale, manifatturiero e utility degli Stati Uniti.

Heppelman, che oltre all’attività di imprenditore e manager ha anche quello di studioso assieme al suo partner di sempre, il professor Michael Porter (uno dei principali guru della trasformazione digitale), è convinto che il momento della digitalizzazione sia adesso. Dice: “Le soluzioni sono fatte da più componenti: la IoT raccoglie le informazioni sugli apparecchi fisici utilizzando standard di connessione, gli analitici li filtrano e li interpretano spostandoli sul cloud, con soluzioni smart come quella presentata per noi da HPE, poi gli analitici mossi dal machine learning estraggono gli insight che permettono di utilizzare questi flussi di connessioni tra sistemi digitali e fisici”. Il momento, secondo Heppelman, è adesso.

Ptc ha tre tecnologie chiave nel suo settore: Kepware, con centinaia di protocolli per la gestione delle connessione di apparati industriali, il sistema nervoso della IoT. Poi Thingworx, cioè lo strato di analitici e machine learning; e infine Vuforia, il motore di realtà aumentata/realtà virtuale, capace di presentare le informazioni su qualsiasi piattaforma, da iPad fino a Surface di Microsoft e Android.

“L’equilibrio quasi zen tra mondo reale e sua rappresentazione digitale si raggiunge con il cloud, che può essere nostro, oppure di terze parti”, spiega Joseph Biron, di Ptc, mentre il fondatore dell’azienda introduce il nuovo logo: due lettere “D” che si intrecciano come il simbolo yin-yang, bianco e nero, ma che al tempo stesso costituiscono anche l’elemento grafico riconoscibile alla base dei nuovi codici a barre bidiomensionali per il riconoscimento ottico e l’attivazione delle funzioni di realtà aumentata da parte delle soluzioni a bordo di iPad e altri tablet.

“La capacità di predire delle anomalie con modelli di auto appredimento – spiega Andy Timm di Ptc – è la chiave per abilitare la nostra piattaforma delle piattaforme e rendere il viaggio di trasformazione dei sistemi basati sui nostri sistemi e software”. Questo però richiede anche alcune considerazioni di sicurezza, apertura dei dati, disponibilità di alcune tipologie di informazioni, come spiegano alla fine Jay Wright, presidente della divisione Vuforia di Ptc e il suo vice, Mike Campbell: “La sicurezza delle informazioni è fondamentale, così come la regolazione del loro accesso. L’apertura dei sistemi, cioè la possibilità di essere compatibili e quindio di lavorare con tutti gli altri, è altrettanto importante. Per questo abbiamo lavorato su un approccio da piattaforma, che ci permette di integrare tutto all’interno dei nostri sistemi e dialogare al tempo stesso con quelli degli altri”.

Il futuro sono i nativi digitali, le nuove soluzioni basate su robotica e intelligenza artificiale, la rivoluzione dei sistemi di creazione dei prodotti e dei prodotti stessi, con nuove economie di scala e nuovi centri produttivi. Ptc ha una strategia basata sugli elementi chiave della rivoluzione della IoT vista dalla prospettiva americana, quella di Cisco e di HPE per intendersi, e solo parzialmente simile alla Industria 4.0 spinta dal governo tedesco e da Angela Merkel in particolare, che vede un differente approccio all’integrazione dei sistemi delle fabbriche smart e di tutta la filiera produttiva. Una differenza di approccio tuttavia che invita alla prudenza nella valutazione delle diverse soluzioni da acquistare da parte delle aziende europee, a pena limitazioni e mancanza di funzionalità all’interno dei distretti e dei plessi industriali nostrani. E questo è il principale limite all’euforia di Ptc, almeno nella prospettiva del sistema-Europa.

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