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Ddl Concorrenza, allarme Ibl: “Possibili impatti negativi su posa fibra”

Due emendamenti al disegno di legge chiedono di abrogare la norma che impone ai monopolisti di applicare a tutti le stesse condizioni di accesso alla rete. Serena Sileoni: “Effetti soprattutto per Enel Open Fiber. Ma così si limita la capacità contrattuale”

Pubblicato il 20 Giu 2016

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Due sub emendamenti presentati al disegno di legge sulla concorrenza, che proprio in questi giorni è in discussione al Senato, potrebbero modificare sostanzialmente l’impianto originario del provvedimento. A lanciare l’allarme è l’istituto Bruno Leoni, che sottoliea in una nota come le due proposte di modifica al disegno di legge mirino ad “abrogare la norma che impone agli operatori che operano in regime di monopolio o che esercitano la gestione di servizi di interesse economico generale di praticare ai concorrenti delle loro partecipate o controllate le stesse condizioni di accesso a beni e servizi che abbiano in esclusiva, nel caso in cui siano utilizzati per attività estranee rispetto a quelle strumentali al servizio che gestiscono in regime di monopolio o come servizio di interesse generale”.

“Se la modifica venisse approvata – spiega Serena Sileoni, che ha curato per l’istituto il focus “Legge annuale sulla concorrenza: ancora una modifica anticoncorrenziale” – la fine dell’obbligo di condizioni equivalenti potrà incidere sulle vicende relative alla posa della banda larga, considerata altamente strategica dall’attuale governo. Difatti, se dovesse cadere il vincolo, Enel non avrebbe l’obbligo di dare accesso alle sue infrastrutture per la fibra o la rete elettrica alle stesse condizioni a cui accede Enel Open Fiber”.

“Si tratta di una norma – prosegue Sileoni – che limita la capacità contrattuale, ma per quegli operatori che in realtà godono di una condizione di protezione legale tale da rendere, in maniera apparentemente controintuitiva, l’assenza di una simile condizione un danno alla libertà di concorrenza”.

“Proprio la peculiarità di uno scudo legale, con il monopolio o il servizio pubblico universale – prosegue Sileoni – rende la norma sulle condizioni equivalenti un divieto che, a una considerazione più attenta, contribuisce alla libertà di concorrenza, poiché evita che, dalla posizione di dominio garantita dalla legge, discenda per l’operatore di mercato e le sue controllate o partecipate una posizione di rendita anche nei settori diversi da quelli in cui opera in regime di monopolio o in costanza del servizio di interesse economico generale”.

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