Il mercato della banda ultra-larga in Italia sembra sulla via di ripartire dopo mesi di attese e annunci. Pochi giorni fa è uscito il bando di prequalifica per le gare sull’assegnazione dei sussidi per lo sviluppo della rete ultra-larga nelle aree non profittevoli del paese. Ma, senza dubbio, un importante ruolo è stato giocato dal gruppo Enel con la decisione di entrare nel mercato del broadband tramite la creazione della sua società, Enel Open Fiber.
Stando alle dichiarazioni, la nuova società si concentrerà nella realizzazione di connessioni a banda ultra-larga senza entrare nel più complesso mercato al dettaglio, in cui sono presenti già diversi operatori e il grado di concorrenza ben sviluppato. L’obiettivo di Enel Open Fiber sembra, quindi, quello di creare con risorse proprie una rete in fibra ottica in più di 200 città italiane sfruttando le infrastrutture elettriche di cui già oggi dispone e in particolare il piano di installazione dei nuovi contatori intelligenti (smart meter 2.0). Ma non solo. Obiettivo dichiarato della nuova impresa è anche quello di partecipare alle future gare per la realizzazione della rete a banda ultra-larga nelle aree meno profittevoli del paese (le cosiddette aree C e D).
L’ingresso di Enel nel mercato del broadband italiano apre nuove tematiche di tipo regolatorio sia per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) sia soprattutto per l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizi idrico (Aeegsi).
In particolare, quest’ultima ha recentemente lanciato una consultazione pubblica (267/16/R/EEL) nella quale propone l’introduzione di alcune regole che Enel dovrà seguire in caso di investimenti in infrastrutture telefoniche suscettibili di poter generare sinergie con gli investimenti elettrici. L’idea di fondo è che Enel sia e rimanga un operatore elettrico e quindi gli investimenti effettuati in settori “limitrofi” – e solo in parte sinergici alla creazione dei nuovi contatori intelligenti – dovranno essere sottoposti ad alcune regole necessarie a non distorcere lo sviluppo del libero mercato energetico.
Le regole di due Autorità
Quali sono queste regole? In estrema sintesi, l’Aeegsi prevede di inserire obblighi di unbundling (separazione) contabile e funzionale tra le attività elettriche (distribuzione e misura) e quelle telefoniche (fornitura di accesso all’ingrosso) per assicurare che si evitino discriminazioni e sussidi incrociati di risorse tra attività e tra comparti. Inoltre, l’Autorità prevede di distribuire agli utenti elettrici parte dei benefici derivanti dalle sinergie ottenute da altre attività (ossia quelle nelle telecomunicazioni). In altre parole, si prevede che una parte dei maggiori guadagni che Enel Open Fiber otterrà dalla gestione della rete debbano essere retrocessi agli utenti finali elettrici come maggiori investimenti nel settore o riduzione tariffaria.
L’approccio proposto dall’Aeegsi, del tutto condivisibile, non è comunque una novità nel panorama del settore elettrico e dei mercati regolati tout-court. Nel marzo 2014, per esempio, la principale impresa elettrica irlandese – Esb –notifica all’Autorità elettrica irlandese (Cer) la decisione di avviare i lavori per la realizzazione di una rete in fibra (fiber to the building, Fttb). L’Autorità di regolazione autorizza il progetto, ma dichiara che dovrà avvenire una contestuale diminuzione dei prezzi delle tariffe elettriche la cui entità dovrà essere stabilita. Nel 2012, l’Autorità tedesca BNetzA (ossia l’Autorità delle reti, che ha competenza tra l’altro sia sull’energia, sia sulle telecomunicazioni) emana le linee guida per la posa congiunta di cavidotti e fibra ottica per il settore Tlc. Sempre nell’ottica di garantire benefici agli utenti elettrici dovuti alle sinergie con altri settori, nel caso in cui un operatore elettrico realizzi con posa congiunta non solo linee elettriche, ma anche una rete di Tlc, i ricavi che derivano da quest’ultima vanno imputati come minor costo della rete elettrica.
L’idea di utilizzare parte dei maggiori margini che un’impresa ottiene da attività non direttamente regolate, ma collegate con quella primaria regolata, è già stata adottata nel settore aeroportuale e ferroviario. Molti regolatori europei, tra cui quello italiano, nel fissare le tariffe aeroportuali tengono conto – in parte o in tutto con i meccanismi noti come single o mixed till – dei margini di guadagno ottenuti dalle attività commerciali svolte all’interno degli aeroporti seppur non soggette a regolazione. L’idea è che lo sviluppo di nuovi business legati all’attività regolata siano ovviamente leciti, ma almeno parte dei benefici economici così ottenuti debbano essere utilizzati per ridurre i costi delle attività soggette a regolazione riducendo il livello delle tariffe. In modo similare, si possono trattare, se redditizie, le attività commerciali all’interno di stazioni ferroviarie, quando integrate all’attività di gestione dell’infrastruttura ferroviaria.
E per l’Agcom? Anche in questo caso l’ingresso di Enel nelle telecomunicazioni potrebbe portare a nuovi interventi regolatori per adeguare il quadro attuale al nuovo contesto competitivo. Se sia Enel sia Telecom Italia investiranno in circa 230 città, la presenza di più operatori all’ingrosso in grado di vendere l’accesso alle proprie reti potrebbe indurre Agcom ad alleggerire l’intervento regolatorio, ad esempio lasciando la definizione delle tariffe di accesso alla negoziazione commerciale tra imprese. L’intervento di Agcom invece dovrebbe rimanere rilevante nelle aree in cui si avrà una sola infrastruttura, a prescindere da chi sarà l’operatore che fornirà l’accesso alla propria rete. Quel che certo è che l’ingresso di Enel non solo sta cambiando l’interazione tra i principali attori di mercato, ma anche le regole di mercato. Sarà interessante vedere come avverrà.
*Questo articolo è tratto da lavoce.info