Continua lo “scontro” tra Brunetta e i medici sui certificati
di malattia online. L’ultima voce ad alzarsi contro – non tanto
il provvedimento in sé – quanto sulla tempistica ritenuto troppo
stringente lo Smi (Sindacato dei medici italiana) che in una
lettera aperta al ministro della PA e Innovazione a firma del
segretario generale, Salvo Calì, chiede “un confronto con tutti
i sindacati rappresentativi della categoria sul nodo dell’invio
online dei certificati di malattia per evitare di andare incontro
ad un fallimento del nuovo sistema a scapito dei medici, minacciati
da ingiuste sanzioni e degli stessi cittadini”. Nel testo lo Smi
ribadisce la richiesta di una proroga del periodo di prova, la cui
scadenza è prevista per metà settembre, e avanza la proposta di
inserire nella Commissione tecnica di collaudo e verifica i
rappresentati dei medici.
“È evidente che da parte nostra non c’è alcuna preclusione
rispetto a quella che è stata definita la ‘rivoluzione
telematica nella sanità’ – precisa la lettera – ma allo stesso
tempo non possiamo non nascondere i molti problemi emersi”.
Secondo il sindacato “lo stato della diffusione della banda larga
e la capillarità della rete internet in Italia è ben lungi
dall’essere in grado di supportare questa scommessa in così
breve tempo”. Lo Smi ribadisce infine come la messa a regime
dell’invio online dei certificati va a rilento tanto tra i medici
dirigenti che convenzionati.
“Le realtà che rispondono con più efficacia sono le Regioni che
già avevano un sistema telematico in stato avanzato ed anche in
questi casi con non pochi intoppi – conclude la missiva -. Si
avvicina la scadenza del periodo di collaudo di metà settembre e
crediamo sia fuorviante semplificare o rimuovere questa situazione
di difficoltà oggettiva ricorrendo alla minaccia di sanzioni ai
medici cosiddetti inadempienti”.
Nei giorni scorsi Palazzo Vidoni aveva reso noto che oltre il 70%
dei medici di famiglia sono in possesso del Pin per accedere al
Sac, il Sistema di accoglienza centrale, gestito dall’Inps che
“raccoglie” i documenti telematico. Inoltre il ministero ha
attivato un numero verde (800 013 577) ad uso dei professionisti
non digitalizzati. “Il pacchetto di strumenti a disposizione dei
medici è completo – ricorda al Corriere delle Comunicazioni,
Renzo Turatto, Capo dipartimento Digitalizzazione e Innovazione
tecnologica -. Non c’è motivo di far slittare la messa a regime
del provvedimento. E’ necessario partire per spingere tutto il
sistema ad adottare l’invio online. Certamente, poi, terremo
nella debita considerazione l’esistenza di eventuali ostacoli
all’applicazione del provvedimento e valuteremo i casi in cui
derogare alle sanzioni previste”.
Oltre alla questione meramente tecnologica che – come precisa il
ministero – “ormai non sussiste più”, c’è in ballo anche
quella economica. Nei mesi scorsi le rappresentanze sindacali dei
medici avevano sottolineato la necessità di vedersi riconosciute
indennità per sostenere le spese informatiche necessarie.
Indennità che però il ministero non intende prendere in
considerazione. Paolo Donzelli, direttore dell’Ufficio Studi e
Progetti per l’innovazione digitale, ricorda che “i medici già
usufruiscono di 930 euro di rimborso IT a cui si aggiungono gli
adeguamento per la dotazione informatica che ogni Regione destina
ai professionisti che ammonta a 4684 euro”.
Inoltre l'Inps ha definito la procedura con la quale i datori
di lavoro possono richiedere all’Istituto di inviare alla propria
casella di posta elettronica certificata (Pec) le attestazioni di
malattia dei dipendenti. "Sono quindi disponibili da oggi
tutti i servizi per i datori di lavoro (sia pubblici che privati)
previsti dal nuovo sistema per la trasmissione telematica dei
certificati di malattia", rimarca una nota del ministero della
PA e Innovazione.