Una via italiana per la quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta Industria 4.0, che vede il Paese rincorrere gli “early adopter” Germania e Francia per l’Europa, oltre che gli Stati Uniti a livello globale. A stilare una proposta per la digitalizzazione del settore manifatturiero, argomento su cui sta tra l’altro lavorando anche il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda (Mise), che si è impegnato a presentare un piano del Governo entro l’estate, è la commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, che nel primo pomeriggio di mercoledì 6 luglio presenterà nella sala della Regina di Palazzo Montecitorio i risultati dell’indagine conoscitiva appena conclusa, “La rivoluzione industriale 4.0 – quale metodo applicare al tessuto industriale italiano”.
A illustrare le conclusioni a cui è giunta la commissione sarà il presidente Guglielmo Epifani, e sono previsti gli interventi del ministro Calenda, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e di Lorenzo Basso, deputato relatore del documento conclusivo.
Cinque le raccomandazioni che emergono dal documento, lungo un centinaio di pagine, secondo le anticipazioni che cono circolare negli ultimi giorni, partendo dall’assunto che gli esempi già in campo su scala internazionale non siano da “copiare”, ma possano offrire spunto per la ricerca della “via italiana” a Industria 4.0.
La commissione suggerisce al primo punto la creazione di una cabina di regia coordinata dal Governo e dal Mise, che coinvolga il Miur, il Mef, gli enti locali, il mondo imprenditoriale e quello della ricerca universitaria e dei sindacati.
Al secondo posto tra le priorità fissate dalla commissione c’è la banda ultralarga: è necessario mettere in pratica al più presto il piano de governo, se possibile puntando a servire al meglio le aree industriali. A seguire la necessità della creazione di nuove competenze digitali, coinvolgendo le scuole ma anche i lavoratori delle piccole e microimprese e il management intermedio.
La quarta proposta è di migliorare l’interazione tra le aziende e i centri di ricerca pubblici, prendendo spunto da quanto avviene negli Stati Uniti e in Uk. Infine gli standard tecnologici: nel momento in cui ogni paese sta facendo il possibile per imporre i propri, l’Italia dovrà fare tutto il possibile per tutelare il made in Italy anche in questo settore.