“Siamo pronti a fare la nostra parte, ma l’Italia ha bisogno anche di un quadro legislativo adeguato e coerente con la riforma europea e gli obiettivi del Digital Single Market”: il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, nel presentare l’annuale relazione dell’Authority, guarda al futuro accendendo i riflettori sule sfide che attendono il nostro Paese, ancora nella parte bassa della classifica delle economie digitalizzate e sul ruolo che l’Agcom potrà e dovrà svolgere nell’accompagnare la trasformazione digitale.
Il caso Brexit non va certo nella direzione di quel cammino, non facile, che l’Europa ha intrapreso per la creazione del Mercato unico digitale. E non a caso è proprio a questo tema che il presidente dedica le parole iniziali della relazione. “Il referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha implicazioni non solo di ordine economico e finanziario, ma anche di ordine sociale e culturale. E l’economia e la società digitale, perimetro di riferimento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sono un esempio evidente di tali implicazioni. Nessuna delle nostre riflessioni sul Digital Single Market avrebbe senso se prescindessimo oggi dal segnale che promana da quella decisione”.
Ma fermarsi al “germe della disgregazione dell’Europa” sarebbe sbagliato evidenzia Cardani e bisogna lavorare per “rafforzare l’idea di Europa”. Venti anni – ha ricordato il presidente – ci sono voluti per costruire l’impianto del Telecom Single Market, dieci per completare la liberalizzazione dei servizi postali e altrettanti per creare la consapevolezza che “la sopravvivenza e la qualità di contenuti e prodotti culturali e informativi locali, nel nuovo ecosistema digitale, dipende anche dall’unione delle politiche e delle forze di tutti i regolatori dell’Unione”. L’uscita della Gran Bretagna non deve dunque scoraggiare e non bisogna rinunciare all’Europa digitale connessa. Dall’abolizione del prezzo del roaming ai finanziamenti alle Regioni per lo sviluppo della banda larga, i benefici – ha detto il presidente nel citare esempi recenti – sono stati molti “e l’Italia sa quanto sia stata importante la spinta dell’Europa per superare i propri limiti e favorire lo sviluppo delle imprese e la diffusione dei nuovi servizi delle comunicazioni”.
Il mercato unico digitale connesso apre nuove sfide anche per i regolatori in ottica di ri-regulation e de-regulation. E la cosiddetta data economy genera un nuovo potenziale di ricavi. “Uno scenario di profondo mutamento, che richiede una costante innovazione tecnologica delle infrastrutture di Tlc e maggiore qualità dei servizi e contenuti offerti”. L’ultimo anno è stato per l’Italia molto importante sul fronte dei cambiamenti già avvenuti e in divenire: dall’annunciata fusione fra H3g e Wind all’alleanza fra Mediaset e Vivendi, dalla joint venture fra il gruppo editoriale l’Espresso e Itedi al dossier Metroweb-Enel, passando per l’affaire RayWay- Ei Towers. Ed è stato anche l’anno della privatizzazione di Poste.
Non solo: la stessa Authority italiana ha assunto la vicepresidenza del Berec e Erg-Post, di cui assumerà la presidenza nel 2017, anno in cui ha ottenuto la nomina per la presidenza anche di Emerg. Entrando nel merito della discesa in campo di Enel nel mercato della banda ultralarga Cardani sottolinea che “l’Autorità seguirà l’evolversi delle vicende connesse” e “in tale ambito sarà rilevante la collaborazione con l’Autorità di settore, in attuazione del decreto legislativo 33/2016 per la regolazione della messa a disposizione delle infrastrutture alternative nella posa di reti di tlc veloci, nonché la verifica dei possibili effetti concorrenziali nel caso di investimenti diretti della società nel settore Tlc (sviluppo Enel Open Fiber e accordo con Metroweb) anche in prospettiva della nuova analisi di mercato”.
Il 2017 sarà un anno caldo sotto molti fronti a partire da quello dell’armonizzazione delle frequenze a 700 Mhz unitamente all’uso combinato di quelle già riservate al radiomobile. “L’Autorità – sottolinea Cardani – ritiene che l’Italia non possa permettersi ulteriori ritardi nel definire il Piano di azione e, pertanto, appare urgente e non più procrastinabile l’avvio di un’azione dei soggetti pubblici e privati in cui le istituzioni preposte dettino le strategie e gli obiettivi di interesse generale”.
Ci sarà molto da fare anche sul tema delle piattaforme online. La Commissione Ue ha lanciato una consultazione pubblica sul quadro normativo per le piattaforme, gli intermediari online, i dati e il cloud computing e l’economia collaborativa. “Le regole dovranno dare risposta alla trasformazione e anche per questo anch’esse essere digitalizzate e connesse”, auspica il presidente dell’Agcom nel ricordare che “è da accogliere favorevolmente la politica del governo attraverso la Strategia per la crescita digitale e le azioni messe in campo da decreti attuativi della Riforma Madia in materia di digitalizzazione e semplificazione della PA”. Se è vero che nel 2015 si registra una crescita delle infrastrutture di nuova generazione fisse e mobili e che gli investimenti sono aumentati raggiungendo i 7,4 miliardi di euro la strada è ancora in salita sul fronte dell’erogazione e dell’adozione dei servizi evoluti. All’origine delle performance poco soddisfacenti dell’Italia due i fattori determinanti, evidenzia Cardani: il minor livello di specializzazione e cultura digitale e l’invecchiamento della popolazione. Ma soprattutto esiste un problema strutturale di competenze digitali.
IL DISCORSO INTEGRALE DEL PRESIDENTE CARDANI
LE SLIDE DELLA RELAZIONE 2016 AGCOM