LA RELAZIONE 2016 AGCOM

La svolta italiana: i ricavi da servizi dati battono la voce

Per la prima volta nel fisso la connettività pesa più delle chiamate. È quanto emerge dalla Relazione 2016 Agcom. Buone notizie sull’andamento del mercato complessivo delle comunicazioni: vale 52,6 miliardi e il trend della contrazione ha invertito la rotta. Ma c’è molto da fare sul fronte dei servizi innovativi

Pubblicato il 05 Lug 2016

Mila Fiordalisi

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La curva è ancora al “ribasso”, ma il settore delle comunicazioni in Italia comincia a invertire il trend della contrazione delle risorse. Il 2015 ha chiuso a quota 52,6 miliardi di euro, in flessione dell’1% rispetto al 2014, ma la dinamica della contrazione ha registrato un rallentamento rispetto agli anni precedenti. È quanto emerge dalla Relazione 2016 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presentata questa mattina alla Camera.

I comparti Tlc e media registrano una riduzione nel valore dei ricavi: rispettivamente -1,5% e -1,2%. Per il settore dei servizi postali, invece, nel 2015 si rileva un’inversione di tendenza con una crescita dei ricavi dell’1,8%. Il settore delle comunicazioni – si legge nella Relazione – incide, nel suo insieme, per oltre il 3% sul Pil, con le telecomunicazioni che pesano per il 2%, i media per lo 0,8% e i servizi postali per lo 0,4%. L’andamento dei prezzi nelle telecomunicazioni negli ultimi anni risulta in diminuzione, “con grandi benefici per i consumatori”, evidenzia l’Authority. E la forbice rispetto all’indice generale dei prezzi si è allargata nel tempo.

Gli investimenti complessivi in infrastrutture mostrano una crescita superiore al 20%, arrivando a sfiorare, nel 2015, un ammontare di 7,4 miliardi di euro. Per quel che riguarda la rete fissa nel 2015 continua la riduzione dei ricavi da servizi di telefonia vocale, come misurati dalla spesa degli utenti (-8,0%) e anche quella dei volumi che si sono ridotti del 10,3% rispetto all’anno precedente. Per i ricavi da servizi dati, invece, si osserva una crescita (+3,6%) tale da superare quelli da servizi voce (come mostra il grafico a seguire). Nel 2015, la quota di mercato di Telecom Italia nei servizi a banda larga continua a diminuire, attestandosi al 47% delle linee, con una riduzione di circa un punto percentuale rispetto al 2014.

Relativamente alla rete mobile la riduzione dei ricavi complessivi dei servizi di tlc su rete mobile sembra essersi arrestata: si registra solo una flessione dello 0,6% rispetto al 2014. Sensibile è la riduzione dei ricavi voce (-8%), in crescita invece, i ricavi da servizi dati (+6,2%) e quelli da altri servizi (+5,5%). In termini di volumi, i servizi voce sono cresciuti del 2,5%, in frenata rispetto all’incremento del 6% fatto registrare nel 2014; le chiamate dirette al di fuori della rete di appartenenza (off net) crescono del 15,9% soprattutto a seguito della riduzione dei prezzi di terminazione imposta dall’Autorità.

Riguardo al comparto media la fase recessiva che ha caratterizzato il sistema tradizionale dell’informazione negli ultimi anni subisce una battuta di arresto. “La flessione dell’1,2% registrata nel corso del 2015 rappresenta una nota positiva se comparata alle contrazioni degli anni precedenti”, evidenzia l’Autorità. “Si intravede una nuova direzione verso la quale sta evolvendo l’industria dei media scandita dalle prospettive offerte dai processi di convergenza media-telco, ora possibili grazie anche alla disponibilità di una connessione veloce (banda larga e ultralarga)”. Se è vero che la Tv in chiaro produce tuttora la parte più consistente degli introiti (4,5 miliardi di euro), il divario rispetto alla pay Tv è andato riducendosi negli ultimi anni.

In crescita la pubblicità online: complessivamente il valore della raccolta pubblicitaria sul web in Italia, che include la pubblicità online degli editori e degli operatori radiotelevisivi tradizionali, ha avuto un andamento sostanzialmente crescente nel tempo con la sola eccezione della lieve flessione registrata nel 2013, raggiungendo, pertanto, nel 2015 un valore stimato pari a 1,7 miliardi di euro. Il contributo più consistente deriva dalla pubblicità di tipo display e video, la cui incidenza sul totale, a partire dal 2013, è stabilmente superiore al 50%, e ha presentato un trend dei ricavi in costante crescita; per il 2015, l’incremento stimato di questi ricavi è del 6%.

Nonostante i numeri al rialzo l’ecosistema digitale italiano è ancora al palo: l’Italia si posiziona nel 2015 al 25° posto, con un punteggio complessivo dell’indice Digital Economy and Society, risalendo di una posizione rispetto al 2014. “Ad una migliore capacità di recupero del divario rispetto all’Europa negli indicatori infrastrutturali e di offerta di nuovi servizi, fa da contraltare un’incapacità di risalire le posizioni dal lato della domanda”, ha sottolineato nel suo discorso il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani.

La disponibilità dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga ha raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga è passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015. Stazionaria la posizione nelle performance di armonizzazione dello spettro radioelettrico, in cui l’Italia resta ferma alla 20ma posizione. I consumatori italiani continuano a preferire l’accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda larga base, sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all’Europa in cui gli indicatori sono pressoché equivalenti e pari al 72 e al 75%); la diffusione degli accessi a banda ultralarga è ancora molto bassa (5,4% il numero di abbonati sulla popolazione contro il 30% dell’UE, anche se in aumento rispetto al 2014, in cui la percentuale era ferma al 3,8%); l’1,8% del reddito pro-capite degli italiani è assorbito dalla spesa al minore prezzo disponibile per l’abbonamento a servizi a banda larga contro l’1,3% della media europea.

L’Italia è indietro anche sul fronte dei servizi online: “Sebbene si registrino segnali positivi di migliore familiarità con l’uso dei servizi online e interessanti cambiamenti nei modelli di consumo, l’Italia presenta, in generale e nei diversi servizi, una minore propensione all’uso della Rete rispetto ai cittadini europei”, ha detto Cardani evidenziando che solo il 39% degli italiani usa la Rete per fare acquisti contro il 65% degli europei e che siamo indietro anche sul banking (43% contro il 57%), il Video on Demand (19% contro 41%) e le News (57% contro 68%).

Riguardo alle attività dell’Authority sono sette le linee strategiche prioritarie individuate: definizione di una regolamentazione pro-concorrenziale e convergente per lo sviluppo di reti e servizi; efficiente allocazione delle risorse scarse, radiospettro e numerazione; tutela del pluralismo e della parità di accesso ai mezzi di informazione; tutela dell’utenza e delle categorie deboli; promozione della cultura della legalità nella fruizione di opere digitali; efficienza, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa; rafforzamento del ruolo di Agcom nell’ambito degli organismi internazionali.

LA RELAZIONE AGCOM 2016

LE SLIDE DELLA RELAZIONE 2016 AGCOM

IL DISCORSO DEL PRESIDENTE ANGELO MARCELLO CARDANI

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