“Il mercato è centrale, ma è compito dello Stato intervenire dove il privato non riesce ad arrivare, per portare equilibrio nello sviluppo del Paese. Non è comunque sufficiente: nostro compito è anche aprire, in parallelo, la partita dei servizi, che rappresentano il vero cambiamento del paradigma culturale che occorre all’Italia”. Così ha parlato Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico, in occasione di Impresa 4.0, l’evento organizzato a quattro mani da Assinform e Confindustria digitale che si è tenuto stamattina a Milano, al Teatro Dal Verme. Giacomelli ha descritto la situazione italiana nel contesto europeo e il forte ritardo che ha sempre caratterizzato il nostro mercato sul fronte dell’infrastrutturazione e dell’atteggiamento attendista, se non di vero e proprio timore, rispetto alle potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale. Ma ha anche anche delineato le tappe di una rincorsa che – garantisce – è già cominciata e che ci permetterà di superare Paesi attualmente più avanti di noi.
“Da Bruxelles ci hanno sempre detto che siamo il 28esimo dei 28 Stati membri da questo punto di vista, rimproverandoci il fatto che la nostra pianificazione in termini di ultrabroadband era più che altro una somma di piani regionali. Sfidando chi ci accusava di dirigismo, ora abbiamo avviato un intervento pubblico là dove serve, senza invasioni di campo ma al tempo stesso senza accettare visioni al ribasso”. Giacomelli ha ricordato che dei cinque miliardi di euro previsti dal CIPE per la banda ultralarga, 2,2 sono destinati ai territori che i grandi operatori non saranno mai interessati a raggiungere, “territori costituiti da 7.300 comuni italiani che non possono rimanere isolati, senza contare che il 70% delle imprese lombarde ha sede nelle cosiddette aree a fallimento di mercato. Lavorando insieme a operatori e regioni, siamo riusciti a convincere gli amministratori che bisogna investire in base ai bisogni e non alle competenze. Vogliamo essere protagonisti in Europa e per il 2020 puntiamo alla copertura FTTH (Fiber To The Home, ndr) più alta di ogni altro paese dell’Unione. Il digitale”, ha ribadito il sottosegretario, “è inoltre la chiave dello sviluppo di una nazione che fa del turismo e della cultura i pilastri della propria identità”.
Per Giacomelli, in ogni caso, non basta che tutti gli Stati membri raggiungano lo stesso sviluppo tecnologico e infrastrutturale per fare dell’Europa un protagonista della scena internazionale, capace di dialogare con gli Stati Uniti sulle regole che definiranno il digitale di domani. “Non possiamo parlare più di trasformazione di Paesi o settori, ma di rivoluzione vera e propria: culturale, sociale, professionale, di stili di vita. Abbiamo per questo bisogno non solo di un mercato unico, ma di soggetto istituzionale in grado di fare un’unica politica guidata da una visione comune. Se ciascuno dei 28 Stati membri pretende, ciascuno con le proprie regole di mercato, di essere protagonista, ci troveremo di fronte alla fine dell’Europa”.
Anche perché la questione della crescita apparentemente senza limiti degli OTT non ammette esitazioni. “Abbiamo bisogno che gli OTT guardino all’Italia e all’Europa con occhi diversi. È vero, il nostro può sembrare un mercato piccolo, rissoso, con tempi della giustizia a volte problematici. Ma possiamo avere un ruolo decisivo nella creazione di nuove opportunità di business. E l’accordo di Google con gli editori italiani è una prova del fatto che non sempre gli approcci polemici portano al risultano: il dialogo spesso è meglio dell’enunciazione di dogmi”.
Infine, il prossimo G7, che per Giacomelli dovrà essere l’occasione per parlare dei progetti italiani che possono mettere radici anche sul piano internazionale. Una delle idee più suggestive riguarda la digitalizzazione dei patrimoni mondiali dell’umanità per renderli disponibili a chiunque in Rete. “Questo è il contributo che l’Italia può mettere in campo. Anche se c’è ancora qualche difficoltà nell’uscire da una fase difficile, abbiamo tutte le possibilità per vivere da protagonisti. Ci aspettiamo da Confindustria una partnership decisiva per costruire passo dopo passo un grande progetto dedicato al Paese”.
Giacomelli ha definito la relazione del presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, “ricca di stimoli e spunti che certamente aiuteranno la collaborazione con il governo”. “Il presidente di Agcom ha giustamente segnalato il rischio digital divide nell’utilizzo di Internet e la distanza dell’Italia rispetto alla media europea, non solo per ragioni anagrafiche – ha detto – Per questo il governo sta concentrando gli sforzi per portare la banda ultralarga nelle zone a fallimento di mercato, là dove i privati non hanno intenzione di investire nei prossimi anni. Uno sforzo sottolineato anche dal Garante per le comunicazioni nella sua relazione e che la scorsa settimana ha ricevuto il via libera della Commissione Europea. Ricordo che Agcom ha già adottato le linee guida per definire prezzi e condizioni di accesso all’ingrosso delle infrastrutture di rete realizzate con i contributi pubblici. Insieme con Antitrust e Autorità per l’Energia vigilerà per garantire a tutti condizioni di trasparenza, equità e maggiore concorrenza. Ringrazio il presidente Cardani per l’apprezzamento dell’ampio processo di consultazione pubblica sulla Rai: nei prossimi giorni l’Istat consegnerà i risultati. Concordo sulla necessità di uno sguardo allargato al confronto con gli altri servizi pubblici europei e sulla particolare responsabilità di Rai per la crescita della produzione indipendente che non può, però, essere affidata solo alle quote fissate per legge”.