Vodafone lascia il Dragone. Ceduto il 3,2% di China Mobile

Con la vendita la società incassa 6,55 miliardi di dollari. Il gruppo si concentrerà sul core business in Europa, Africa e India. Spunta l’ipotesi di cessione anche delle quote in Sfr e Polkomtel. Intanto l’Alta Corte di Bombay boccia il ricorso dell’operatore contro la tassa da 2,6 miliardi di dollari

Pubblicato il 08 Set 2010

Vodafone “lascia” la Cina. Il gruppo guidato da Vittorio Colao ha infatti messo in vendita la quota del 3,2% detenuta in China Mobile. Secondo quanto riporta Dow Jones Newswires, con l’operazione, Vodafone ha raccolto 50,92 miliardi di dollari di Hong Kong (hkd), pari a circa 6,55 miliardi di dollari Usa, al prezzo di 79,2 hkd per azione ovvero nella parte più bassa del range stabilito dalla società e fissato tra 79,2 e 80 hkd. Nello specifico sono state cedute 642,87 milioni di azioni dell’operatore cinese,

Il via libera alla cessione era stato dato lo scorso luglio durante l’assemblea degli azionisti del gruppo, quando lo stesso Colao aveva sottolineato che “non siamo qui per gestire quote di minoranza”, ribadendo di volersi concentrare sul “core business” in Europa, Africa e India.

Vodafone aveva comprato la quota di China Mobile in due tranche nel 2000 e nel 2002 ,spendendo 3,25 miliardi di dollari, più o meno la metà di quanto ha incassato ora dalla vendita.

Questa operazione è solo la prima di una serie di cessioni che Vodafone potrebbe mettere in campo per snellire il gruppo e rilanciare il titolo. Secondo molti analisti il titolo è sottovalutato proprio a causa dei diversi interessi di minoranza in altre aziende: Colao potrebbe anche decidere la vendita del 25% detenuto in Polkomtel, la maggiore compagnia di telefonia mobile polacca e del 44% della francese Sfr. Ma l’operazione più redditizia – e più complessa – sarebbe quella della cessione del 45% del colosso americano Verizon Wireless, che vale 33 miliardi di sterline. L’incasso della vendita, secondo gli analisti, potrebbe essere utilizzato per ridurre il debito e lanciare nuovi investimenti.

Ma le “questioni asiatich”e di Vodafone non si fermano in Cina. Oggi l’Alta Corte di Bombay ha bocciato il ricorso presentato dall’operatore contro la tassa da 2,6 miliardi di dollari (circa 2 miliardi di euro) comminata dalle autorità fiscali di Nuova Delhi dopo l’acquisizione – avvenuta nel 2007 – di Hutchison Telecommunications, all’epoca quarto operatore indiano, per 11,1 miliardi di dollari piu’ i debiti, per un valore complessivo di 18,8 miliardi di dollari.

Vodafoneaveva contestato la decisione del fisco indiano, osservando che la transazione era avvenuta fuori dalla giurisdizione locale, fra il Vodafone Group, società registrata in Olanda, e l’Hutchinson, con sede nelle isole Cayman. Ma la Corte ha accolto i rilievi del governo di Nuova Delhi, secondo cui la transazione era soggetta a tassazione dal momento che riguardava proprietà presenti in territorio indiano. La sentenza, contro la quale il gruppo potrebbe presentare un appello presso la Corte Suprema, viene considerata come un importante precedente per le multinazionali che hanno avviato un intenso “shopping” di aziende
indiane.

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