E-HEALTH

Stato-Regioni, via libera al patto per la sanità digitale

L’intesa punta a definire standard comuni per le PA. Il ministro Lorenzin: “Sistema con unico linguaggio per garantire trasparenza, efficienza ed efficacia”. Il sottosegretario De Filippo: “Strumento di cambiamento radicale del sistema sanitario”

Pubblicato il 07 Lug 2016

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“Approvato #PattoSanita’Digitale: sistema con unico linguaggio per garantire trasparenza, efficienza ed efficacia. La #Sanità che vogliamo”. E’ questo il commento affidato a un post su Facebook del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (nella foto), sull’approvazione in Conferenza Stato-Regioni del patto sulla sanità digitale tra Governo, regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.

“Il Patto è uno strumento di potenziale cambiamento radicale del sistema sanitario, l’impatto che può determinare è straordinario – spiega Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute – Questo patto produce nel tempo un effetto di uniformità e interoperabilità nella trasmissione di dati e servizi del Sistema sanitario con straordinarie possibilità sulla telemedicina, sul teleconsulto, sulla telerefertazione e sull’assistenza domiciliare. E’ un passaggio importante – conclude De Filippo – a cui hanno lavorato con dedizione e scrupolo le regioni e il ministero della Salute”.

Il quadro che emerge dal patto appena sottoscritto si pone l’obiettivo di adeguarsi e sfruttare al meglio le possibilità offerte dal digitale e dalle nuove tecnologie. Sia nel campo del contenimento dei costi, sia in quello della trasparenza amministrativa, sia in quello dell’efficienza e della sostenibilità. Per un risparmio che, una volta che il sistema sarà implementato in pieno, potrà essere compreso in una forbice tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.

L’accordo prevede tra l’altro che sia una cabina di regia costituita per l’occasione a farsi carico dei compiti di vigilanza e di indirizzo su progetti e operazioni, e sul coordinamento e il monitoraggio dello stadio di applicazione del patto. Uno strumento, quindi, per far comunicare tra loro e orientare anche le sperimentazioni sui territori, e mettere a punto un linguaggio comune che consenta a tecnologie e linguaggi differenti di essere interoperabili.

Il tutto con un occhio attento al fatto che le spese non lievitino né crescano rispetto a quelle attuali, e aprendo alla collaborazione con i fondi e i privati. L’implementazione e l’adeguamento tecnologico della sanità infatti potrebbe essere raggiunto, secondo le impostazioni del patto, ricorrendo anche a fondi strutturali già stanziati o in arrivo, quelli della Banca europea degli investimenti e quelli dei privati che basano la loro strategia, ad esempio, sul project financing e performance based financing.

Una volta stabilito il quadro d’insieme, rimangono da mettere a punto in modo più specifico le priorità e i servizi da implementare, che comprenderanno la telesalute e la continuità assistenziale, il teleconsulto e la telerefertazione, la telediagnosi e il telemonitoraggio, per arrivare al fascicolo sanitario elettronico, alla cartella clinica elettronica ospedaliera e alla questioni legate alla logistica del farmaco.

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