ISTRUZIONE

Giannini: “Formazione digitale già dalle elementari”

Il ministro per l’Istruzione in visita al Centro R&D Huawei di Segrate risponde a Elio Catania che entro luglio sottoporrà al governo quattro punti per spingere l’economia nazionale. “Bene il modello diffuso, ma l’Italia deve cominciare a specializzarsi”

Pubblicato il 13 Lug 2016

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“Un corso dedicato ai temi digitali all’interno di ogni facoltà universitaria? Meglio partire dalla scuola primaria”. Così il ministro Stefania Giannini, titolare del Miur, risponde indirettamente alla proposta lanciata dal presidente di Confindustria digitale Elio Catania che presenterà al governo, entro luglio, un programma per l’innovazione che poggia su quattro elementi. Uno dei quali, per l’appunto, è la diffusione della cultura digitale negli atenei. “Stiamo strutturando un piano nazionale sui temi strategici per il futuro del Paese”, ha detto Giannini in occasione di una visita al Centro R&D Huawei di Segrate (MI). “Dall’Industry 4.0 alla formazione passando per il sostegno alle aziende, lavoreremo integrando le attività di Miur, Mise e Mef, anche per sfruttare al meglio i fondi europei. Specialmente in quest’ottica, siamo pronti e felici di accogliere Diego Piacentini”, ha precisato il ministro riferendosi all’ormai imminente arrivo – il 17 agosto – del VP di Amazon chiamato da Matteo Renzi a ricoprire il ruolo di commissario per il digitale e l’innovazione.

Quella della formazione specialistica è una priorità su cui nessuno è più disposto a fare sconti. Lo stesso Edward Chan, numero uno di Huawei in Italia, rivolgendosi al ministro ha detto che il colosso cinese ha tutta l’intenzione di identificare studenti e inserirli nella propria struttura, ma “per il settore le competenze sul piano dell’ICT continuano a latitare. Se non aumenteranno, non avremo risorse a sufficienza per sostenere lo sviluppo dell’industry in questo Paese”. Renato Lombardi, direttore del Centro R&D Huawei, non ha fatto mistero della concorrenza che esiste tra le varie strutture europee. “Parte del mio lavoro consiste nell’attrarre gli investimenti della casa madre (che spende ogni anno il 15% delle revenue in ricerca e sviluppo, raggiungendo nel 2015 la cifra record di 9,2 miliardi di dollari) su Milano, una piazza storicamente forte sulle microonde e sulle trasmissioni radio e al centro di una rete di operatori TLC estremamente innovativi, oltre che vicina ad alcuni degli atenei italiani che cooperano con noi sull’attività di ricerca”. Lombardi allude al Politecnico di Milano (la quinta università per risorse investite da Huawei a livello europeo), il polo di Pavia e quello di Trento.

Ciascun istituto sta lavorando alle telecomunicazioni del futuro, che ruoteranno intorno all’Internet of Things, all’ultrabroadband mobile e alle reti intelligenti. Reti in grado non solo di adattarsi dinamicamente ai flussi della colossale mole di dati che genereranno persone e oggetti connessi, ma anche di indirizzare attraverso algoritmi ed elementi tecnologici le risorse del network, a partire dalle antenne, verso le esigenze dell’utenza in tempo reale. “Si tratta ora di creare una massa critica per rendere il mercato italiano ancora più attraente per i gruppi internazionali che vogliono investire in R&D”, ha detto Lombardi, incontrando l’assenso del ministro Giannini: “Il nostro modello imprenditoriale diffuso è quello che ci ha permesso di passare da una società agricola a una potenza industriale. Ma è ora arrivato il momento di puntare anche sulla specializzazione, con progetti top-down che seguano una precisa linea strategica nazionale. Un esempio? Lo Human Technopole (che dovrebbe sorgere a Rho, sull’ex area Expo, entro il 2018 ndr)”.

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