IL CASO

Il paradosso del Lazio: promuove i creativi digitali ma poi la burocrazia li frena

Il presidente Zingaretti sta facendo un buon lavoro per le giovani imprese, ma è spesso frenato nelle sue politiche dalla burocrazia. La rubrica di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 15 Lug 2016

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Se il pil italiano rimane incatenato ad una crescita da zero virgola e la disoccupazione giovanile su livelli indegni dell’Europa, perché pari al 40%, la colpa è oggi sempre meno dei politici e sempre più dei burocrati. La regione Lazio offre l’ennesimo paradosso di questo confronto tra una classe politica modernizzatrice e una macchina burocratica intenta a seguire solo interpretazioni antisviluppo.

Il governatore Nicola Zingaretti sta facendo oggettivamente un buon lavoro in materia di startup. Primo in Italia ha recentemente annunciato di voler perfino rimborsare l’Irap pagata nell’ultimo biennio dalle startup con una sede operativa nel Lazio. Peccato che la cinghia di trasmissione delle sue politiche si chiami LazioInnova una tradizionale macchina burocratica che impiega quattro anni a liquidare un progetto di ricerca della durata di dodici mesi. I funzionari sono anche bravi, lavorano con abnegazione e non sono minimamente corrotti (negli anni non ho mai registrato una condotta irregolare, ndr.), ma la cultura dominante è quella giuridico-amministrativa.

Così capita che un giovane sviluppatore, Simone Jacoella, decidi di partecipare al bando di LazioInnova per i Creativi Digitali. Come spiega il sito della Regione Lazio dedicato al bando deve realizzare un prototipo di app in fase Beta e pubblicarlo su uno store per ottenere il finanziamento (http://www.regione.lazio.it/europaimprese/startup/app-on.php).

Una società tutor, che anticipa i soldi al giovane sviluppatore, dopo essere stata richiesta dalla regione, perché tali bandi non sarebbero possibili senza il supporto e gli investimenti dei privati, sviluppa la app GEEOB e la pubblica su GooglePlay. Nel frattempo Jacoella, come avviene in tutti i mercati avanzati, si mette in moto per trovare dei veri finanziatori della sua idea e questi gli suggeriscono, per non perdere il vantaggio competitivo, di non renderla gratuitamente accessibile a tutti.

La pubblicazione su GooglePlay, dovuta per il bando di LazioInnova entro il 31 ottobre 2015, avviene quindi nella sezione riservata dello store Google così da poter controllare chi accede all’uso della app (https://play.google.com/apps/testing/com.mashfrog.geeob) il 29 ottobre come documentato dai log di Google.

Come pensate che la burocrazia di LazioInnova abbia interpretato questa situazione?

Nel modo burocraticamente più ottuso negando il diritto al contributo a Jacoella e alla società tutor che con lui ha investito perché secondo loro, dimostrando anche una certa ignoranza delle opzioni di pubblicazione cioè di messa a disposizione di una app tramite uno store, la app non è stata mai pubblicata.

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