Il suo nome, e la sua piattaforma con contenuti video originali, hanno ormai raggiunto notorietà e diffusione globale, ma per Netflix la fama e l’aggressiva strategia di conquista dei mercati internazionali non si sta traducendo in una crescita portentosa della base utenti. E così anche il titolo in Borsa ha perso un quarto del valore da dicembre scorso.
Come nota oggi il Wall Street Journal, nella veloce evoluzione dei mercati del mondo digitale, persino la rivoluzionaria proposta di video streaming di Netflix è già un business maturo. La società assiste a una crescita al rallentatore degli iscritti su scala mondiale e, quel che è peggio (per i profitti), a una persistente debolezza sul mercato americano.
Gli occhi degli investitori sono puntati sul report finanziario che arriva oggi: le stime degli analisti parlano di utili per il secondo trimestre in calo del 6% rispetto a un anno fa (2 centesimi per share anziché 6 centesimi), mentre il fatturato dovrebbe essere cresciuto del 28% a 2,1 miliardi di dollari. Netflix ha cercato a sua volta di fissare obiettivi prudenti per la sua espansione internazionale, per non rischiare grosse delusioni sul mercato, indicando che avrebbe acquisito nel secondo trimestre 2 milioni di utenti fuori dagli Usa (l’anno scorso puntava su 2,37 milioni in più di abbonati ma la stima è stata poi rivista al ribasso).
Ma per Wall Street la crescita negli Stati Uniti è più importante, perché qui gli utenti sono più “profittevoli”: sul mercato internazionale i margini di guadagno possono variare fortemente. Netflix stima che la sua base utenti negli Usa sia aumentata solo di 500.000 clienti nel secondo trimestre, mentre un anno fa era riuscita ad aggiungere 900.000 clienti. Se la previsione sarà confermata, si tratterà del quarto trimestre consecutivo di crescita al ralenti.
Negli Stati Uniti Netflix conta 47 milioni di abbonati, ben lontana dall’obiettivo di lungo termine di 60-90 milioni di abbonati sul mercato interno. Inoltre, Netflix è costretta a rivedere i suoi prezzi verso l’alto per finanziare le sue produzioni e deve fronteggiare concorrenti sempre più agguerriti, come Amazon e Hulu, e il rischio churn è sempre più concreto. Per molti analisti l’obiettivo dei 60-90 milioni di clienti non è raggiungibile.
Gli esperti si dividono tra i pessimisti che vedono Netflix in una spirale involutiva, incapace di attrarre sufficienti abbonati e di ridurre abbastanza il churn rate da ripagarsi degli ingenti investimenti in produzioni originali e espansione internazionale, e gli ottimisti che ritengono eccessivo gridare alla crisi di Netflix. Il terzo trimestre potrebbe essere un banco di prova: arrivare a 700.000 utenti in più negli Usa e 2,5 milioni in più nel mondo basterebbe a rassicurare Wall Street e a garantire una ripresa degli utili e del valore del titolo. Un recente studio di Hub Entertainment Research ha tra l’altro dimostrato che l’83% degli abbonati americani di Amazon Prime e il 93% degli abbonati di Hulu sono iscritti anche a Netflix mentre solo il 46% degli utenti Usa di Netflix usa anche Amazon Prime e/o Hulu.
Rich Greenfield, analista di BTIG, pensa che Netflix abbia ormai la forza di un marchio consolidato e con contenuti di alto profilo, capace di siglare accordi con produttori del calibro della Marvel di Disney o della Warner Bros e con Comcast per l’offerta di Netflix sui decoder X1. Anche secondo Jim Mueller, senior analyst di Motley Fool, la strategia di Netflix è giusta e ripagherà nel tempo perché l’azienda ha puntato su contenuti di qualità.