Mettere il 10% dei dipendenti pubblici in condizioni di lavorare da casa o comunque fuori dall’ufficio. Il testo unico sul pubblico impiego a cui sta lavorando il Ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia sblocca il telelavoro per una parte dei lavoratori statali, che potranno richiedere luoghi alternativi di lavoro. La previsione è contenuta nella bozza del provvedimento, che fissa in un triennio dall’entrata in vigore delle regole il periodo per raggiungere questo 10% di telelavoratori. I futuri telelavoratori pubblici dovrebbero inoltre godere di garanzie di non subire “penalizzazioni ai fini del riconoscimento professionale e delle progressioni di carriera”. Un modo per conciliare vita e lavoro dei dipendenti pubblici, facendo leva sulle opportunità offerte dalle tecnologie, soprattutto quelle in mobilità.
Il testo unico sul pubblico impiego dovrebbe vedere la luce non prima di inizio 2017, visto che sul futuro dell’esecutivo potrebbe pesare e probabilmente peserà l’esito del referendum costituzionale previsto a ottobre prossimo. Un primo contatto con i sindacati sulle regole nuove del telelavoro è andato in scena ieri, in occasione dell’incontro fissato per discutere dei rinnovo di contratto fermo da 7 anni.
Le nuove assunzioni della Pa si baseranno su un “turnover selettivo e non più indistinto”, come precisato da Madia, e tra le competenze privilegiate dalle future selezioni ci saranno quelle digitali, in un’ottica di efficientamento e innovazione dei servizi pubblici. Una mossa che potrebbe anche svecchiare il corpo dipendente della macchina statale, che secondo una ricerca presentata durante l’ultima edizione di Forum Pa conta appena l’8% di under 35.