IL CASO

Startup online, partono i ricorsi: Roma Startup lancia il j’accuse ai notai

La registrazione delle nuove attività imprenditoriali senza intermediazione del notaio ha fatto insorgere la categoria che ha già presentato ricorso al Tar. Ma l’associazione capitolina non ci sta: “E’ solo questione di gabelle, tesi giuridiche strumentali. Ci costituiamo ad opponendum”

Pubblicato il 08 Ago 2016

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Rischia di impantanarsi nel solito teatrino dei ricorsi e controricorsi all’italiana la questione della registrazione online delle startup. La misura nata per favorire la nascita delle giovani iniziative imprenditoriali nonché di velocizzare le procedure a pochi giorni dall’applicazione sul campo – è del 5 agosto la notizia della prima registrazione online da parte di una startup a Padova – si è immediatamente trasformata in un caso da tribunale.

Sul piede di guerra i notai, che hanno deciso di fare ricorso al Tar per evidenziare il pericolo delle “false identità” considerato – sostengono – che non possono essere eseguiti controlli sulla veridicità della firma digitale. E ha deciso di scendere in campo anche Roma Startup che si prepara a fare battaglia contro il ricorso dei notai. “La costituzione delle startup innovative online con la cancellazione della “gabella” al notaio è una conquista di equità e modernità nei confronti di soggetti che sono per lo più “tentativi di impresa” – spiega il presidente dell’associazione Gianmarco Carnovale -. Il ricorso al Tar del Notariato è pretestuoso, tutt’altro che disinteressato all’aspetto economico, e getta un’ombra sul tentativo dello Stato di accreditarsi internazionalmente come luogo favorevole alla nuova imprenditorialità. Roma Startup pertanto si costituisce ad opponendum nel procedimento”.

Secondo Roma Startup la questione della verifica dell’identità è possibile attraverso l’uso della contestata firma digitale nonché dello Spid. E in ballo dunque più che questioni tecnologiche o di sicurezza ci sarebbero quelle legate ai mancati introiti dei notai: “Per evitare una batosta che dal Sud al Nord varia tra 1500 a 2500 euro di spese notarili – evidenzia Carnovale – molti neo-imprenditori cercano alternative e le trovano con costituzioni di imprese all’estero, che in molti casi sono gratuite o quasi. Queste soluzioni, se il loro giro d’affari nascerà e crescerà, comporteranno senz’altro di dover andare in seguito da un notaio o uno studio legale per revisioni statutarie pagando cifre maggiori di quelle italiane. Ma in quel momento, essendoci del business o degli investitori, ci saranno i soldi per farlo serenamente, senza toglierli da altre voci di spesa o rischiare di buttarli. È proprio questo lo schema che i notai dovrebbero apprezzare: si tratta di non chiedere soldi che non ci sono e che non è necessario spendere all’atto della costituzione, ovvero attendere che un passaggio notarile divenga possibile e necessario a tempo debito”.

Al di là delle singole questioni giuridiche di merito, tra le quali la tesi, “strumentalmente sostenuta dal Consiglio del Notariato, secondo la quale il Mise avrebbe escluso in toto la possibilità di costituire la s.r.l. tramite atto notarile, essendo al contrario fermo il principio di alternatività e libera scelta”, sottolineano gli avvocati Andrea Di Leo e Francesca Romana Correnti dello Studio SLCG, incaricati di assistere Roma Startup “cercheremo di evidenziare al Tar come l’intera azione dei notai non sia assistita da un interesse tale da giustificare il ricorso alla Giustizia amministrativa”.

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