Le reazioni in Turchia al tentativo di colpo di Stato fallito il 15 luglio si estendono al mondo dell’online e delle telecomunicazioni. Nei due decreti resi immediatamente attuativi appena pubblicati in gazzetta ufficiale in virtù dello stato di emergenza deretato dal presidente del Presidente Recep Tayyip Erdogan e in vigore nel Paese, tra le altre misure compaiono la chiusura dell’autorità nazionale per le telecomunicazioni (Tib), e la rimozione dall’incarico di 196 dipendenti statali, tra i quali quelli dell’ente turco per le tecnologie dell’informazione (Btk), sospettati di avere legami con l’imam Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la mente del tentato golpe.
Tra gli altri provvedimenti assunti dall’esecutivo c’è la rimozione dall’incarico di 2.360 poliziotti, di oltre 100 militari e la nomina del capo delle Forze Armate da parte del presidente Erdogan.
Con altri decreti d’emergenza le autorità turche avevano già rimosso migliaia di uomini delle forze armate e ordinato la chiusura di migliaia di scuole private, organizzazioni caritatevoli e altre istituzioni sospettate di avere legami con Gulen. Oltre 35mila sono le persone arrestate dal 15 luglio in Turchia.